Roberto Scafuri
da Roma
Se non è una «stretta» alle frontiere europee e nella lotta ai clandestini nel nostro Paese, poco ci manca. Dal vertice informale di Evian - organizzato dal ministro francese Nicolas Sarkozy con i colleghi di Italia, Germania, Spagna e Gran Bretagna - il titolare del Viminale, Beppe Pisanu, ha annunciato un nuovo accordo per bloccare gli arrivi di disperati dallAfrica assieme a una serie di «blitz» che nei giorni scorsi sono stati eseguiti a Roma e Milano contro gli «irregolari».
I ministri dellUnione, inoltre, hanno dato una «totale adesione» alla proposta italiana per lAfrica che impegna i Paesi dellEuropa a «lavorare per la stabilizzazione e lo sviluppo del continente». In questambito, saranno «immediatamente operative - ha detto Pisanu - quattro iniziative per far fronte allimmigrazione non autorizzata». Ci saranno così «pattugliamenti congiunti delle acque internazionali nella zona del Mediterraneo centrale, in particolare a ridosso delle acque territoriali libiche e maghrebine»; «squadre di indagine congiunte nei punti di raccolta degli immigrati, specialmente in Libia, Marocco, Tunisia ed Egitto»; «unanalisi congiunta dei flussi migratori provenienti dallAfrica sub-sahariana per individuare le aree di provenienza a maggior rischio immigrazione». Sarà infine sviluppata maggiormente la «collaborazione nelle azioni di rimpatrio, che devono essere concordate con i paesi dorigine dei migranti».
A proposito dei blitz di Roma e Milano, invece, il ministro ha sottolineato che «massicce» sono state le successive operazioni di rimpatrio. Lazione è stata decisa dopo i recenti episodi di Varese, Milano e Bologna perché, ha spiegato ancora il titolare del Viminale, se «abbiamo messo in piedi un dispositivo che funziona, non posso modificarlo sulla spinta emotiva anche di fronte a fatti gravi... Però levoluzione del rischio ci può indurre ad aggiustare via via questo dispositivo». Su queste basi è partito un «monitoraggio di ambienti e comunità a maggior rischio criminogeno», con alcune operazioni «ancora in corso». Chi aveva le carte in regola è stato lasciato libero, gli altri sono finiti in carcere o espulsi.
Parlando alla conclusione della prima giornata di lavori a Evian, Pisanu è tornato anche sulla controversa questione dei Centri di permanenza temporanea (Cpt), che quindici regioni capeggiate dalla Puglia di Nichi Vendola vorrebbero chiudere. Il ministro aspetta di «sentire cosa diranno le regioni» e si dice pronto «a dialogare con la massima apertura». Ma se, aggiunge, il presupposto «è laffermazione arbitraria e illegale che i Cpt vanno chiusi, allora non cè niente da discutere». Si è fatta «molta demagogia - accusa Pisanu -, che non fa onore a chi la fa, anche perché è insultante nei confronti del nostro Paese e per tutti coloro che lavorano nei Cpt». Per il Viminale i Centri «possono essere migliorati e resi più funzionali», così come possono essere offerte «maggiori garanzie a chi le chiedesse sul loro funzionamento». Pisanu non esclude neppure che possano essere coinvolti «gli enti locali, lOim e il Cir, perché non abbiamo nulla da nascondere».
Come aveva già dichiarato alla Camera, il titolare del Viminale non accetta però lequazione «Cpt uguale lager». Anche perché, sostiene, «i centri sono gestiti da organizzazioni come la Croce rossa e le Misericordie e mi sembra francamente difficile immaginare i rappresentanti di queste organizzazioni come dei kapò da lager nazisti». Se il dialogo si accinge a partire, il governatore emiliano Vasco Errani è pronto a fare la sua parte. «Serve un confronto serio e di merito, non scomuniche - replica a Pisanu -, in quanto i Cpt rappresentano nei fatti unesperienza negativa che va superata». Attenua i toni senza cedere sui contenuti il governatore pugliese Vendola, che in unintervista aveva già promesso che non dirà più la parola «lager». Aggiungendo che «però bisogna chiuderli tutti, perché sono carceri degradate».
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