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L’Europa dei pataccari

Va bene anche questa, l’inutile Consiglio d’Europa, 47 Stati e una sede a Strasburgo, la Bielorussia sospesa, ma la notizia è che ne faceva parte, ha finanziato un viaggetto di due giorni al suo commissario in attesa di pensionamento. Lungo è il suo percorso di ghostbuster, cacciatore di violazioni di diritti umani, e il culmine deve averlo raggiunto negli anni di stretta collaborazione con l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Chissà quante gliene avrà dette al suo capo quando venne fuori la storiaccia del «oil for food», le razioni agli iracheni che, attraverso suo figlio, il segretario trasformava in bei dollari d’accordo con Tareq Aziz, e al diavolo il popolo affamato. Ora il nostro fa il santone e, dopo un silenzio durato più o meno due anni, il tempo del governo Prodi, attacca l’Italia come se fosse, appunto, la Bielorussia del dittatore Lukashenko. Per i funzionari che si aggirano nei corridoi di Strasburgo e di Bruxelles Silvio Berlusconi è proprio come Lukashenko. E nulla importa loro se qui si vota e là no, soprattutto, quando parlano di sicurezza, diritti umani, vita senza paura e bla bla, non parlano degli italiani, ma solo e sempre di rom e sinti.
Quando è arrivato in Italia quaranta giorni fa, Thomas Hammarberg ha dovuto fare le sue scelte, aveva poco tempo. Gli è sì toccato vedere anche il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ma poi via con gli Arcobaleni, le Ong che campano grazie ai rom, l’Opera Nomadi, la Giornata Mondiale del Rifugiato, che guarda caso si svolgeva proprio in quelle quarantotto ore e che a Hammarberg hanno spiegato essere tutt’uno con la causa dei nomadi. Quando è tornato, non un dubbio attraversava la sua fronte spaziosa: la sicurezza pubblica non conta quanto lo stato dei gabinetti del campo Casilino, peraltro ereditato dal sindaco di Roma in questo stato. Poi ha messo al lavoro i suoi collaboratori, rigorosamente rimasti a Strasburgo, e ha messo in piedi una bella relazione che oggi, vedrete, invaderà i giornali pietosi e progressisti di tutta Europa. In quanti diranno che la relazione è farcita di errori, date sbagliate, bufale e affermazioni perentorie tratte pari pari da La Repubblica? Perfino l’assassino di Giovanna Reggiani è giustificato, noi sappiamo che ha confessato, il commissario sostiene che è stato incolpato senza prove. I prefetti con poteri speciali a Roma, Milano e Napoli, diventano così espressione di xenofobia, la polizia reprime i discriminati con violenza preoccupante. Ieri a Barcellona ho visto due poliziotti in piena Rambla denudare un turista perché aveva scosso leggermente un telefono pubblico per recuperare la sua moneta. Ma quel che i sopracciglioni di Zapatero partoriscono, magari giustamente, non preoccupa il pensoso Hammarberg, il quale, lontano dalla patria per tanti anni, deve aver anche dimenticato con quale maniacale attenzione al mantenimento della omogeneità della razza la Norvegia si dedichi.
Due considerazioni finali. La prima. L’Europa è diventata un luogo infimo, dove si tramano faide e tranelli politici, non si rispetta la sovranità dei governi democraticamente eletti, si pratica una indebita e illegale interferenza negli affari interni, cosa ben differente dal rispetto delle regole comunitarie. Anche perché la sovrastruttura burocratica è diventata soffocante e i singoli governi non inviano i loro migliori personaggi ma solo quelli da promuovere per allontanarli, da giubilare graziosamente. Aggiungetevi qualche pasionaria/o d’antan, e il disastro è completo.


La seconda: siccome con questi metodi terroristici l’integrazione si allontana e l’euroscetticismo si allarga, insomma si rischia di finire male, siccome una delegazione ufficiale dell’Ocse, in visita seria, ha appena documentato la correttezza dell’azione del ministro dell’Interno, forse il nostro governo dovrebbe alzare la voce, avere uno scatto di reni. Per esempio, chiedere una riunione e un pronunciamento dei ministri degli Esteri dell’Unione, e, perché no, l’allontanamento dell’ormai logorato dalle ideologie Hammarberg.
Maria Giovanna Maglie

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