L’Europeo targato Madrid una sconfitta per Mourinho

In semifinale ci sono ben dieci "blancos". Ma non sono riusciti a vincere la Champions

L’Europeo targato Madrid una sconfitta per Mourinho

La squadra di Mourinho ha già vinto il suo europeo. Qualcuno osserverà: semmai il Real Madrid, quella è la squadra di Mou. No, la banda dei figli di Mourinho (tifosi esagitati, giornalisti sdraiati, popolo vedovo e inconsolabile) non potrebbe sopportare l’affronto: quando c’è Mou vince lui prima della squadra. Ci può stare, ma guardando con un’altra ottica il povero Mou ne esce malaccio. Il Real Madrid è, in effetti, la squadra più rappresentata fra le quattro semifinaliste: ben dieci giocatori, il Bayern ne ha otto, Barcellona e Juve sette, Borussia Dortmund 4, Porto, Chelsea e Milan 3, Manchester City 2 e via contando. É un segnale di forza, peraltro compensato da uno dei più grandi flop di questo europeo rappresentato dagli zero gol all’attivo del francese Benzema.
La squadra Real dell’europeo copre tutti i ruoli e se non fosse che i giocatori sono dieci sarebbe pronta per andare in campo e sfidare le quattro semifinaliste, magari con possibilità di successo finale. In tal senso sarebbe semplice infilare Balotelli, un ex di Mourinho, e il gioco sarebbe fatto. Va aggiunto: comunque vada il torneo, quella realista fu vera gloria. Casillas, ribattezzato San Iker, è stato determinante in alcune parate. L’apparato difensivo spagnolo regge con Sergio Ramos impiegato al centro, e Xabi Alonso ha fatto il mostro, gol compresi, nell’ultima partita contro la Francia. Il trio portoghese non è da meno: Pepe è uno dei migliori stopper del torneo, Coentrao un laterale dignitoso e Ronaldo ha faticato ad innestare le marce ma poi è tornato pallonaro d’oro in tutti i sensi.
Infine il duo del centrocampo tedesco, Ozil-Khedira, ha ricevuto più elogi che critiche. Ozil è la gazzosa, Khedira il muro che fa sentire tutti tranquilli. Per certi versi davvero impareggiabile. Mourinho, fin dalla prima partita, lo ha indicato bravo e determinante, preferendolo a Ozil. A merito di Mou l’aver visto giusto quando lo ha richiesto al Real, riscattando certe balordaggini di mercato (Quaresma, un altro finito in semifinale) vissute all’Inter.
Come vedete, tutta gente che sta lasciando il segno: non coristi, ma protagonisti. Fra le quattro nazionali solo l’Italia non ha un mourinhano attuale (sì, vabbè, da noi bastano e avanzano le inconsolabili vedove interiste). Dunque c’è seria possibilità che il Real metta la bandierina sulla vetta dell’europeo. Al contrario di quanto accaduto nella Champions di quest’anno.
Ecco, dove cade l’occhio e forse, anzi certamente, anche Mou. Il Real non è così forte perchè c’è Mourinho, ma perchè possiede giocatori forti: il meglio, guardando l’europeo. Davanti a tanta irriverenza ci sarà chi si strapperà i capelli, se li ha. Il Barcellona, che quest’anno si è arenato, si gode le meraviglie di Messi. Mourinho non si può lamentare con Ronaldo.
Però qui sono i madridisti, più dei barcellonisti, a dettare il passo del successo. Il Real ha vinto lo scudetto ed è uscito maldestramente dalla Champions: la semifinale contro il Bayern è stata una croce. Ma qui i giocatori del Bayern non sono tutti titolari, quelli del Real sì. Allora cosa pensare? Il Real poteva giocarsela meglio, ha giocatori da far paura, qualcosa non è andato al di fuori del loro valore e gli adulatori di Mourinho dovranno farsene una ragione. Anzi, dovranno metter mano alla difesa. Perchè l’accusa dice: se il Real non ha vinto la Champions probabilmente molta colpa va alla panchina che non ha saputo portare al successo giocatori di così alto valore. C’è un modo di dire che spesso rasenta la realtà: il primo compito, la miglior dote, di un buon allenatore è quello di non rovinare i giocatori. Mourinho talvolta li migliora, non li rovina, ma quest’anno non era in forma. L’europeo ce lo sta spiegando.

Come darsi una ragione? Dov’è l’errore? Nelle mani di Mou o nei piedi dei suoi uomini? Il Real era fortissimo, eppure ha vinto soltanto lo scudetto. La Champions è finita alla formazione che qui ha ancora tre giocatori non sempre determinanti: Mata e Torres nella Spagna, Meireles nel Portogallo.
Il calcio non è scienza, ma ogni tanto smentisce gli scienziati.

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