La disgrazia consumatasi nella metropolitana ha indotto gli organizzatori a smorzare luccichii e fasti del Cinema Festival Internazionale di Roma. Una decisione responsabile, rispettosa del dolore di tutti. Una disgrazia, uno sciagurato incidente ha fatto sì che collidessero nello stesso periodo due visioni della Capitale: una città festosa e fastosa, forsanche un po spendacciona, e una metropoli che ha ancora problemi da risolvere.
Soltanto il caso ha collocato insieme due avvenimenti così diversi, ma anche il caso può far nascere dubbi e interrogativi. Il tamponamento fra due convogli poteva essere avvenuto dieci giorni fa, oppure sarebbe potuto accadere fra dieci giorni, ma è inevitabile che lo stridente contrasto fra le due immagini di Roma abbia scosso gli animi e ponga dei quesiti sul modo in cui le risorse pubbliche vengono impiegate, su quali siano le priorità fra i bisogni che la cittadinanza avverte. Leffetto è quello di una doccia fredda.
Unassociazione di consumatori è partita subito allattacco, sostenendo che le ingenti risorse che lamministrazione della capitale destina alle feste e alle manifestazioni dimmagine si sarebbero potute e dovute destinare al sistema dei trasporti pubblici, che è carente, inadeguato, in un contesto di traffico congestionato e penalizzante.
I trasporti, e la metropolitana in particolare, costituiscono un capitolo scottante. Nei giorni scorsi cerano state diverse segnalazioni sulle carenze del servizio, e anche sui rischi. Proprio ieri linchiesta di un quotidiano, che non si segnala per lopposizione agli assetti politici romani, aveva posto lattenzione sui pericoli della metropolitana. Lincidente sarebbe potuto accadere anche prima proprio perché i problemi cerano da tempo e dovevano essere noti agli amministratori.
Prima che il lutto ci colpisse, la rappresentazione del Festival ci ha imboccati e cullati con perentoria attenzione, nel senso che tutti i tiggì ce ne hanno illustrato ogni dettaglio e finezza. Le Bellucci e le bellone, scozzesi inossidabili, registi leggendari e ruspanti, fascisti e siluri: tutto ci è stato mostrato con dovizia di particolari e aggettivazione enfatica. Sotto il profilo dellarte mediatica che poi è lundicesima musa nellepoca dellapparire il Festival ha fatto il suo botto e la polvere di stelle dovrebbe ricadere su Walter Veltroni, ideatore e demiurgo, cinefilo della prima ora. Limmagine del nuovo principe capitolino, già tonificato dalle «notti bianche», si è dunque arricchita, ma le pubbliche risorse si sono impoverite. Qualcuno si è preso la briga di tirar quattro conti e ha scoperto che lo spettacolo superbo costa 13 milioni di euro, 26 miliardi di vecchie lire che, come tutti sanno, non sono bruscolini. E la retorica del rigore, che è alla base di una Finanziaria vessatoria, predatoria e classista? Ecco che qualche cittadino abituato a contare i centesimi potrebbe pensare che questo rivolo di denaro forse si poteva risparmiare. O spendere per migliorare i servizi della città. Fra la sciagura e il Festival non cè alcun nesso, ma cè chi sinterroga sulle reali esigenze della capitale.
Cè bisogno soltanto, e prima di tutto, di feste, Vip, riflettori che costano milioni in rappresentanza, incontri, consulenze, cerimonie? Veltroni, sindaco cinefilo, si lustra limmagine e fa sprofondare nelloblio i suoi talenti aritmetici. Oh, se ne aveva. Ai tempi dellultima Finanziaria varata dal governo di centrodestra il sindaco sera messo a far calcoli.
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