L’intervento Politica e opportunismo

(...) entrano a Milano, da 600 mila a 800 mila, imponendo un pedaggio per l'ingresso in città, come già fanno da tempo alcune metropoli straniere, a cominciare da Londra: la cosiddetta congestion charge, il cui ricavato andrebbe poi interamente destinato all'incremento del trasporto pubblico. A questo provvedimento bisognerebbe poi aggiungerne un altro per diminuire il traffico che nasce in città, ripristinando la chiusura del centro storico, magari dalla cerchia dei bastioni e non dalla troppo ristretta cerchia interna, detta "dei navigli" (purtroppo coperti) come coraggiosamente fece il sindaco Tognoli dopo un referendum consultivo.
Ma - l'ho già detto - ciascuno di questi provvedimenti sarebbe fortemente impopolare: presi tutti assieme scatenerebbero una ondata di dissenso senza precedenti. Come si fa, perciò, a chiedere ad un sindaco di adottarli o anche solo di annunciarli? E soprattutto, con quale faccia di bronzo glielo si può chiedere in un momento come questo, alla vigilia delle elezioni che lo dovrebbero riconfermare? Equivarrebbe a proporgli - anzi, nel nostro caso a proporle - di gettare la spugna e di ritirarsi dalla competizione. Ma, proprio nel nostro caso, Letizia Moratti, sindaco uscente, ha un vantaggio: stando alla legge non potrà ricandidarsi per la terza volta. Questa condizione dà di solito ai sindaci rieletti una libertà di manovra e di scelte coraggiose molto maggiore di quella di cui disponevano durante il loro primo mandato. Perciò di solito i sindaci rieletti fanno meglio. Ma è una libertà pur sempre relativa, dovendo comunque evitare, alla fine del loro secondo mandato, problemi al candidato alla successione scelto dalla loro stessa coalizione. Gabriele Albertini, ad esempio, era un convinto sostenitore della congestion charge ma non ne impose l'adozione, e lo ammise con disarmante sincerità, per non danneggiare la candidata del centrodestra alla sua successione, Letizia Moratti.
Alla quale, invece, possiamo, dobbiamo chiedere un po' di coraggio e di ipocrisia in più. Per il momento mostri, ipocritamente, di accontentarsi dei pannicelli caldi, degli stop giornalieri alle auto, della riduzione del riscaldamento. Poi, una volta rieletta, magari già dal prossimo inverno, imponga la tassa alle auto in entrata, la chiusura del centro storico e tempi rapidi per la conversione a metano degli impianti di riscaldamento. Dell'impopolarità, a quel punto, se ne potrà fregare.

Dovrà, semmai, trovare il coraggio di resistere alle pressioni del suo partito fregandosene anche del candidato alla sua successione. Se lo farà, se troverà la forza di farlo passerà alla storia di Milano non solo per l'Expo.

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