L’ira dei vescovi sul Molleggiato: si scusi

L’ira dei vescovi sul Molleggiato: si scusi

nostro inviato a Sanremo

Possibile che in Rai finisca sempre in questo modo assurdo? Prima invitano Celentano, consapevoli di che cosa possa provocare, poi si spaventano di averlo fatto e commissariano i dirigenti cui hanno affidato il Festival. La decisione è stata presa soprattutto dopo la dura reazione dei Vescovi agli attacchi ad Avvenire e Famiglia cristiana: il Molleggiato ne ha chiesto la chiusura e li ha accusati di «ipocrisia, di parlare di politica e non di Dio». «Quando l’ignoranza prende il microfono è doveroso replicare - scrive il Sir, l’agenzia di stampa Cei - quei giudizi sono stati la prova di un vuoto che è anche dentro Celentano, vuoto di conoscenza dell’importanza sociale delle due testate. C’é, forse, da attendersi che a parole insensate, cioè impensate, seguano parole pensate e di scusa». Le scuse, per ora, sono arrivate solo dai vertici Rai che hanno chiamato i direttori dei due giornali oltre al direttore del Corriere della sera per l’offesa («deficiente») al critico Aldo Grasso. Il direttore di Sat 2000 Dino Boffo, ex responsabile di Avvenire, ha rincarato: «Dichiarazioni farneticanti, attacco alla stampa da parte di chi chiede libertà di espressione».
Insomma un grande pateracchio. Ieri il direttore generale della Rai Lorenza Lei ha preso una decisione grave: ha inviato il vice direttore generale Antonio Marano a «coordinare con potere di intervento il lavoro del Festival». Tradotto dal burocratese significa che il direttore di Raiuno Mauro Mazza, il direttore artistico Gianmarco Mazzi e il conduttore Gianni Morandi vengono messi sotto tutela. Gli ultimi due sono gli artefici dell’operazione Celentano (annunciandone a sorpresa la presenza e creando il caso mediatico), il primo l’ha sostenuta, ma certamente tutti - bisogna ricordarlo - hanno agito con l’avallo dei vertici più alti. Il commissariamento è stata una soluzione di compromesso decisa ascoltando anche il Cda (quasi tutti, compreso Garimberti, hanno stigmatizzato le invettive del Molleggiato): in prima battuta si voleva togliere immediatamente la direzione di Raiuno a Mazza. Su di lui pesa ora un futuro incerto. A testa bassa il consigliere Verro che auspica che Marano colmi il «grande vuoto di responsabilità e gestionale» e attacca il «manipolo di consulenti (Mazzi e Presta, ndr) che negli ultimi anni hanno gestito il Festival».
I dirigenti presenti a Sanremo non hanno certo preso bene la decisione della Lei, ma hanno cercato di minimizzare. Mazza (che pure ha preso le distanze da alcune affermazioni di Celentano) ha scherzato: «Marano ci darà una mano». Meno diplomatico Mazzi: «Noi abbiamo una strada artistica segnata - ha precisato - non penso si possa intervenire sulla scaletta». E se il vice direttore decidesse di farlo? O cercasse di controllare Celentano? La pezza sarebbe peggio del buco. Infatti l’arrivo di Marano più che un intervento effettivo pare una risposta politica di Lorenza Lei a due istituzioni molto importanti da cui dipende anche il suo futuro: il governo e la Chiesa, attaccati pesantemente dal Molleggiato. Il direttore generale mica poteva lasciar passare provocazioni che potrebbero irritare alquanto l’europeista Monti come «Merkel e Sarkozy per salvare la Grecia impongono l’acquisto delle loro armi».
Certo la vicenda mostra, ancora una volta, come siano profonde le spaccature in azienda.

Dove, nella complessità degli intrecci politici, c’è un direttore generale che non si fida di un suo direttore e dei dirigenti scelti per la più importante manifestazione dell'anno. Vabbè, niente di nuovo sotto i ripetitori. In tutto questo Celentano ha ottenuto il suo solo scopo: fare un gran casino. E se cercano di fermarlo ne farà ancor di più.

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