Massimo Bertarelli
«Serve un risultato positivo» avverte Stefano Bizzotto, mentre tutti si aspettavano che agli azzurri per passare ai quarti di finale ne servisse uno negativo. Il collegamento per Italia-Repubblica Ceca comincia con 8 minuti e 33 secondi di ritardo: doveroso stavolta per dar spazio alla premiazione della staffetta maschile di fondo. A commentare la partita, accanto allesperto Rolly Benvenuti, ci doveva essere anche Fabio Capello. Invece cè solo Pavel Nedved. Uno juventino anziché due: saranno più contenti milanisti e interisti. Nedved comincia con cautela: «È una partita decisiva per voi e per noi, vedremo come andrà a finire». Il concetto non è chiaro? Eccolo ribadito trenta secondi dopo: «Come parlavamo prima è una partita decisiva sia per noi che per voi». Bizzotto spiega: «Voi gentili telespettatori non lo vedete, ma Pavel Nedved indossa una maglia della Repubblica Ceca». E aggiunge cavallerescamente: «Glielo concediamo, perché lui è sì commentatore, ma è soprattutto tifoso, credo, in questo momento». E Pavel, quasi a volersi scusare: «Grazie, sì, me lhanno regalata loro». Il dialogo è un po stonato, i commentatori sembrano usciti dalla rissa che coinvolgerà le due squadre sul finire del secondo tempo. Schiaffi e bastonate.
Nemmeno un quarto dora e lItalia è già sotto di due gol. Nedved, sarà timidezza o cortesia, non esulta o se lo fa, copre educatamente il microfono. Va bene che il mestiere del telecronista è parlare, ma Bizzotto esagera, non sta zitto un secondo, passando con disinvoltura al plurale maiestatis, «stiamo giocando bene» quando lItalia dà limpressione di essere in partita, alla terza persona appena gli azzurri mostrano segni di cedimento: «Coraggiosa la squadra italiana». Le domande sono tutte per Nedved, il povero Benvenuti, a dispetto del cognome, è piuttosto maltrattato. Siamo quasi allintervallo.
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