Paolo Bugatto
da Roma
Tre regali che pesano come macigni sullundicesima sconfitta del rugby azzurro contro lAustralia. Due sono clamorosi e continuano a fare la differenza tra il sogno e la solita nenia dellonorevole sconfitta. Il terzo, almeno, ha la complicità di uninvenzione di Steve Larkham che con un cambio dangolo spiazza la retroguardia di casa nostra e apre unautostrada per la prima meta di Rogers. Alla fine si chiude 25-18, dopo ottanta minuti in cui lItalia pur senza brillare ha avuto il merito di restare se non altro in partita. Dallaltra parte del campo i Wallabies si sono limitati allordinaria amministrazione: dominio in rimessa laterale ma atroce sofferenza in mischia ordinata e nei raggruppamenti, dove gli azzurri dettano legge. Peccato che la mole di gioco prodotta non porti a nulla. I punti li firma il solito Ramiro Pez, croce e delizia di un match che lascia lamaro in bocca. Per gli errori al piede del mediano di Cordoba (2 calci e due drop) e per non aver insistito oltre a far danni sul tallone dAchille dei canguri.
Al riposo lItalia è addirittura in vantaggio. Ma è un sogno che dura poco perché nella ripresa Shepherdson si fionda subito in meta sullennesima rimessa laterale azzurra buttata alle ortiche. Pez accorcia di nuovo ma alla fine il colpo del ko arriva da un errore difensivo che lancia Palu verso la meta. Per Mortlock, a rimorchio, è un gioco da ragazzi fare il tris.
Sabato prossimo si replica sempre al Flaminio di Roma contro lArgentina che ieri, sempre per 25-18, è riuscita nellimpresa di battere per la prima volta lInghilterra, oltre tutto a Twickenham. 22 punti di Todeschini ed una partita pressoché perfetta. Ci aspetta unaltra battaglia.
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