L’oggetto diventa feticcio

L’oggetto diventa feticcio

Quanta verità può nascondersi in un piatto, in un lembo d'immagine, in un braccio di bambola o in un bronzo? L'oggetto sarà pure una merce ma resta, anche nella serialità, un indice. Ancor prima un feticcio: il nostro. Lo sa bene Daniel Spoerri - artista, poeta, saggista e non solo - che festeggia il suo ottantesimo compleanno con una retrospettiva ricca di eventi al Museo di Villa Croce (fino al 20 giugno) curata da Thomas Levy, Barbara Räderscheidt e Sandra Solimano. L'oggetto coagula lo spazio e il tempo e ne può innescare di altri. Si fa piattaforma immaginifica o epopea che corre verso un dove senza dimenticare i propri passi. Così è il mondo straordinario di Spoerri - ideatore dei famosi Tableaux-pièges, della Eat Art, protagonista del Nouveau Réalisme, amato dal collezionismo internazionale e anche genovese grazie alla gallerista Caterina Gualco - dove l'accelerazione fa contrappunto alla sospensione. «Solo dai contrari scaturisce l'intero» scriveva nel '61: nella sua ricerca è costante la tensione, in primis tra realtà e mímesis, vita e morte, memoria e oblio. I corpi del «reato», del cristallizzare l'effimero che è vita nello spaziotempo dell'opera sono i più vari fin dalla nascita della sua identità di artista nella stanza 13 dell'Hotel Carcassonne. Qui concepisce il meccanismo non «celibe» dell'agguato alla vita nei Tableaux-pièges. Il ciclo della vita - sublimato nelle tavole imbandite e consumate - è sospeso. La natura morta oggettuale si fa monito ed è issata in verticale. Così la stanza 13 sarà un collage, poi un ambiente ligneo per il suo giardino a Seggiano e infine bronzo, mentre i Tableaux-pièges incontreranno la finzione. Il caso muta in un gioco di specchi ed è trappola anche per parole, immagini tratte da antichi volumi o dipinti. Tutto questo è a Villa Croce in un percorso che unisce una densa serie di lavori. Dalle Investigazioni Criminali dove elementi innocenti si caricano di sospetto agli assemblage dei Corps en morceaux con pezzi di bambole o altro che danno forma a creature ibride e fantastiche. Dal confronto tra umano e ferino nel Carnaval des animaux fino alle Histoires de boîtes à lettres.

A vegliare sulla mostra le sculture della serie Idoli di Prillwitz ispirata a un falso storico che voleva donare radici mitiche e memoria a un popolo. Quello che in fondo ci regala l'opera di Spoerri: vita, tempo, spazio in res. Un mondo di cui ignoravamo le coordinate e di cui non sapevamo di avere così bisogno. Un mondo tutto nostro.

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