L’Orchestra Verdi brinda con Beethoven intonando la Nona

La cinese Xian Zhang dirige in Auditorium il capolavoro sinfonico del genio tedesco. L'ensemble propone l'opera dal 1999. Il coro è guidato da Erina Gambarini

Il Concerto di Capodanno a Milano (sì, con la C maiuscola, come quello della Sala d’Oro del Musikverein di Vienna) c’è già. Ed è anche stabilmente inserito in una tradizione che comincia a essere sensibile, e che mette le radici - sia pure per un pelo: era il 1999 - nel secolo scorso. L’appuntamento con la grande classica tra vecchio e nuovo anno è infatti alle porte all’Auditorium Cariplo, dove l’Orchestra Verdi, insieme con il Coro sinfonico, eseguirà la Sinfonia n.9 di Ludwig van Beethoven, in Re minore per soli, coro e orchestra - universalmente conosciuta come Nona - per quattro giorni consecutivi ed altrettante performance, da domani (ore 20.30) a domenica 2 gennaio (info: 02.83389401/2/3, www.laverdi.org). Così, quello che è diventato un must irrinunciabile per il pubblico milanese e non solo, anche per questa dodicesima edizione all’insegna del sold out, torna in scena nella Sala di largo Mahler, con il doppio ensemble (orchestra e coro) in formazione completa (duecento elementi sul palco) a dar vita a quel tonico puro per sensi, mente e anima che è l’ultima sinfonia del grande tedesco di Bonn.
Sul podio, torna la bacchetta della cinese Xian Zhang, direttore musicale dell’ensemble di largo Mahler, che in Auditorium esegue il capolavoro beethoveniano per la prima volta, ma che aveva già magistralmente diretto lo scorso settembre alla Scala, per il concerto di inaugurazione della stagione della Verdi, cogliendo successo pieno e consensi generali. Con lei, alla guida del coro, un’altra grande donna della Verdi: quella Erina Gambarini che in questi anni di duro lavoro ha saputo raccogliere e rilanciare l’eredità del compianto Romano Gandolfi. E, naturalmente, i cantori solisti: l’olandese Marcel Beekman (tenore), il tedesco Dietrich Henschel (baritono), la russa Irina Dubrovskaya (soprano) e l’italiana Gabriella Sborgi (mezzosoprano): tutte voci affermate sulla platea internazionale e, a parte il debutto di Henschel, partner consolidati della «Scuderia Verdi».
Ma come sarà l’impronta dell’esecuzione di questa Nona? Lo chiediamo a Ruben Jais, direttore residente e responsabile delle attività artistiche della Verdi (la Zhang, appena rientrata dagli Stati Uniti, è impegnata con le prove): «Sono rimasto fortemente impressionato dall’esecuzione scaligera di settembre. L’approccio di Xian Zhang è limpidamente romantico, molto intenso quanto lieve: grande suono, tempi snelli, tanta energia vitale. Ci si avvicina, per essere un attimo più tecnici, ai metronimi di Beethoven, certamente scorrevoli, che aiutano il fraseggio. Insomma - conclude Jais - un’edizione da non perdere di un opera che è solidamente parte integrante del dna della Verdi, anche grazie alla preparazione e al lavoro del coro, impostato dal maestro Gandolfi che eseguì la Nona anche con Karajan, e continuato da Erina Gambarini».
Beethoven scrisse le prime otto sinfonie in poco più di dodici anni, tra il 1800 e il 1812, ma altri dieci anni dovettero passare per arrivare alla stesura di quel monumento musicale che è la Nona Sinfonia (fu completata nel 1824, con l’autore completamente sordo). Se l’Ottava costituisce in un certo modo uno sguardo indietro, su Mozart e Haydn, con la Nona il compositore si volge verso il nuovo, con un linguaggio musicale finora inaudito: l’audacia delle armonie, la complessa struttura formale, e – mai ascoltato sinora - l’inserimento della voce dei solisti e del coro nel quarto movimento della composizione sinfonica, che, sulle parole dell’ode schilleriana An die Freude (Alla gioia) confluiscono insieme all’orchestra nel finale in una grande fuga, il momento culminante della titanica sinfonia.


Con la Nona Sinfonia si rende esplicito il messaggio ideale di Beethoven: la Gioia illuministicamente sentita quale slancio vitale, impegno ottimistico a superare i propri egoismi in una fratellanza di tutti gli uomini.

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