L’Ue rende più care le scarpe cinesi

da Bruxelles

Sarà più oneroso per i produttori di scarpe cinesi e vietnamiti esportare calzature in Europa, a partire dal prossimo 7 aprile. Dopo mesi di indagini e di consultazioni, il commissario Ue al Commercio Peter Mandelson ha formalmente approvato ieri l’imposizione di dazi antidumping, pari al 19,4% per le scarpe made in China e del 16,8% per quelle provenienti dal Vietnam.
«Queste misure antidumping ripareranno al danno causato ai produttori europei di scarpe di cuoio - ha dichiarato il commissario europeo -, noi non colpiamo il naturale vantaggio competitivo della Cina e del Vietnam, ma solo le distorsioni ingiuste del commercio». Le controverse misure, che si applicheranno progressivamente nell’arco di 6 mesi, sono state oggetto di un braccio di ferro tra i Paesi europei produttori, Italia in testa, e gli importatori del Nord Europa contrari ai dazi. Le misure, ricorda la nota, riguarderanno nove paia di scarpe comprate in Europa ogni 100, e aggiungeranno al prezzo medio di importazione di 8,5 euro altri 1,5 euro.
Insoddisfatta l’Anci, l’associazione dei calzaturieri italiani: «A Bruxelles - ha detto amareggiato il presidente Rossano Soldini - non importano evidentemente nulla le sorti di 850.000 posti di lavoro del settore calzaturiero né le sorti dell’Europa produttiva. Questa Ue si cura più degli interessi di alcuni importatori che della tutela dell’occupazione».


Sull’introduzione graduale delle misure compensative si è mostrato scettico il direttore generale del Wto, l’organizzazione del commercio mondiale, Pascal Lamy: «Ricordo applicazioni graduali di sanzioni, ma non mi sembra ci siano mai state applicazioni graduali di dazi antidumping da parte dell’Ue».

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