Laganà-Cruciani e un «amarcord» degli anni Settanta

Viene voglia di fermare il tempo assistendo a Cose di casa, la commedia di Paola Tiziana Cruciani in scena al Manzoni fino al 10 giugno e ambientata nella portineria di un condominio romano degli anni ’70. Voglia di libertà e rivoluzione sessuale, contestazione giovanile ed emancipazione femminile, mode e utopie rivivono a meraviglia attraverso le colorate vicende della famiglia Pascucci, paradigma di una romanità bonaria e sonnacchiosa ormai in via d’estinzione. Un padre vedovo e portiere (Renato Merlino) che teme di perdere il posto di lavoro (all’ultima riunione di condominio è stata proposta l’installazione del citofono), un figlio sfaticato, indolente e perennemente disoccupato (Rodolfo Laganà) e una figlia zitella (Paola Tiziana Cruciani) innamorata dell’uomo sbagliato. Canzoni d’epoca e irresistibili battibecchi, Rischiatutto e Siddharta, un calabrese di sinistra che studia il romanesco (Pasquale Anselmo) e una sfrenata e irrequieta borghese ribelle (Antonella Laganà) che porta lo scompiglio. Diretto con brio e tempi scenici perfetti dallo stesso Laganà, Cose di casa - rappresentata la prima volta nel ’92 con la regia di Gigi Proietti e ripresa al Parioli nel ’98 - resuscita umori e sapori d’epoca alternando risate e venature malinconiche. Ma il risultato non sarebbe lo stesso senza lo strepitoso e affiatatissimo cast che dà anima e corpo a una tipologia di personaggi lontani anni luce dalle violenze verbali dei giorni nostri.

Un «come eravamo» necessario e salutare che strizza l’occhio alla migliore tradizione della commedia all’italiana (quella nella quale un sorriso scivolava in lacrima e viceversa) e aiuta a capire la differenza tra attori e replicanti. Da non perdere.

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