Lago di Como, fermato il marito: tradito da sms

Arrestato ieri in tarda serata Marco Siciliano, marito della 36enne di Castel San Pietro scomparsa il 25 marzo e ritrovata morta tre giorni fa nel lago. L'uomo aveva inviato sms dal cellulare della donna: "Non cercatemi più". Nel frattempo è riaffiorato un altro cadavere

Lago di Como, fermato il marito: tradito da sms

Como - Ripeteva che voleva andarsene da casa Beatrice Sulmoni, la donna di 36 anni di Obino, un paesino vicino a Mendrisio, scomparsa 10 giorni fa e ripescata senza vita venerdì scorso nelle acque del lago di Como, a Laglio, non molto lontano dalla villa di George Clooney. Erano troppi i problemi con il marito Marco Siciliano, quattro anni meno di lei, ora in carcere a Lugano accusato del brutale omicidio della moglie: prima l’ha colpita alla nuca e poi ha cercato di sgozzarla.

Incastrato dagli sms Il 37enne, di Castel San Pietro nel Mendrisiotto, avrebbe inviato degli sms, utilizzando il cellulare della moglie Beatrice, ai parenti di lei invitandoli a non cercarla più. Il marito della donna prima di essere arrestato, ieri mattina, era già stato sentito come testimone dalla polizia cantonale. Dopo che gli investigatori, grazie al confronto di radiografie dentali, hanno avuto la certezza dell’identificazione, hanno perquisito l’abitazione dei coniugi. In tarda serata l’uomo ha ammesso le proprie responsabilità, ma in termini generici. Oggi verrà interrogato dal magistrato sui dettagli della vicenda, cioè sulle modalità con cui ha commesso il delitto e su come si è poi sbarazzato del cadavere della moglie.

Il riconoscimento della donna Si chiamava Beatrice Sulmoni la donna trovata cadavere nelle acque del lago di Como. La coppia risiedeva a Obino, una frazione di Mendrisio e la donna faceva l’assistente sociale. Al momento nella casa dove la vittima viveva con il marito e il figlio è in corso un sopralluogo da parte del procuratore pubblico cantonale Rosa Item della polizia cantonale scientifica. Il fascicolo sull’omicidio già da ieri è passato alla magistratura di Lugano, dove si terrà anche l’autopsia sul cadavere della donna. La conferma della sua identità è arrivata dalla polizia cantonale ticinese alla quale già venerdì pomeriggio erano state inviate al centro di cooperazione tra forze di polizia italiane ed elvetiche le impronte digitali e la fotografia della donna con la gola tagliata e recuperata venerdì quasi davanti a Villa Clooney. La denuncia della scomparsa era stata fatta il 26 marzo dal marito e dalla madre. Il corpo è stato identificato dal fratello che non appena vista la foto diffusa dalla stampa ha immediatamente contattato la polizia cantonale. L’uomo è stato accompagnato al Sant’Anna per il riconoscimento definitivo.

Le indagini degli inquirenti Le indagini di questi giorni sono state condotte incrociando dati, mostrando le foto del volto della ragazza, del braccialetto che era sul suo polso e dei due piccoli tatuaggi (cupido e un sole), agli albergatori e ai gestori dei locali sulle sponde del lago fino ad arrivare alla vicina Svizzera. A questo punto le indagini per risalire al killer coinvolgono direttamente le autorità investigative ticinese e sembra ormai convinzione che il delitto sia avvenuto oltrefrontiera. Tuttavia va capito come possa essere arrivato il cadavere nel Lago di Como e, quindi, fino quasi davanti alla spiaggetta "della Cappella" di Laglio.

La ricostruzione dei fatti "L’ipotesi più attendibile è che la donna sia stata uccisa in casa e che il cadavere sia stato gettato nel lago. Rimane da capire però in quale punto, ma probabilmente a nord di Laglio", ha spiegato il sergente maggiore Marco Frei, addetto stampa della polizia cantonale di Lugano. Gli investigatori al momento sono scettici nel ritenere che il cadavere della donna sia stato buttato dal cosiddetto "ponte dei suicidi", che si trova vicino a Obino, nel fiume Breggia, o che sia stato gettato nella foce dello stesso corso d’acqua. "E' un’ipotesi poco credibile - ha proseguito il sergente maggiore - è già capitato che il corpo di una persona annegata nel Breggia sia arrivato fino al lago di Como ma a sud di Cernobbio, dove si trova la foce". Come ha rilevato l’addetto stampa della polizia cantonale "è poco probabile che le correnti abbiano trascinato il corpo della vittima fino a Laglio".

I vicini: "Era una famiglia tranquilla" Una famiglia tranquilla. Così i vicini descrivono Beatrice e il marito Marco Siciliano. Beatrice apparteneva a una famiglia numerosa (sei figli) che vive a Castel San Pietro, piccolo paese del Mendrisiotto il cui Sindaco è il cognato della vittima per averne sposato una sorella. Al mattino la si vedeva accompagnare alla scuola elementare il figlioletto e appariva sempre serena, comunque, sempre educata e gentile con tutti. Il marito, residente in Ticino ma di origini italiane, fisioterapista con uno studio in società a Chiasso, potrebbe aver agito per gelosia ma questo è un aspetto ancora da chiarire. "Quando è scomparsa non se ne è accorto nessuno, qui in paese, perché rimaneva sempre in casa con il bambino - racconta un ragazzo di vent’anni, uno degli abitanti di Obino - li vedevo in giro ogni tanto e lui non sembrava assolutamente una persona aggressiva".

Riaffiora un secondo cadavere Dopo quello della donna svizzera trovato venerdì scorso, un secondo cadavere è stato ripescato dalle acque del lago di Como. Il ritrovamento è avvenuto all’altezza del Tempio Voltiano, sul lungolago di Como, dove stamani c’erano parecchi turisti in occasione della Pasquetta. Da una prima ispezione appartiene ad un asiatico di 40-50 anni.  Il medico che ha effettuato una prima ricognizione sul cadavere ha constatato un inizio di macerazione del corpo.

Ciò significherebbe una permanenza in acqua di almeno quattro giorni: il volto era infatti tumefatto e che sarebbe rimasto in acqua parecchi giorni. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco oltre alla polizia secondo la quale si tratterebbe di un suicidio. 

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