LA LAICITÀ A SENSO UNICO

Il presidente del Consiglio è stato ricevuto per la prima volta da Benedetto XVI. Si sono parlati 34 minuti. Berlusconi ha parlato di «speciale convergenza», di «riaffermazione della volontà di collaborazione», di buoni rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa. Questi i fatti. Attendiamo le opinioni, a caldo e, soprattutto, a freddo. Tra quelle a caldo spicca quella di Enrico Boselli il quale ha già sentenziato che Berlusconi si è preoccupato poco di difendere la laicità dello Stato. Difficile immaginare cosa avrebbe dovuto fare per difenderla di più. Forse uscire dall'incontro criticando le esternazioni del cardinale Ruini oppure essere in linea con quanto pensa Boselli medesimo, e cioè che il Concordato tra Stato e Chiesa cattolica vada superato. Ma, dicevamo, aspettiamo altre reazioni, quelle a freddo. Certo è che, per quelli - come noi - che intendono la laicità come diritto di tutti di dire le loro opinioni, il clima non lascia ben sperare.
Perché siamo un po' pessimisti? Perché siamo convinti che, ormai, in Italia, nel centrosinistra (con eccezioni, ovviamente) si è creato un nuovo concetto di laicità. La laicità a corrente alternata. E l'alternanza dipende dagli argomenti che affronta la Chiesa. Se sono graditi nulla quaestio. Viceversa, se non sono graditi, si invoca la laicità dello Stato contro le invasioni della Chiesa. È chiaro da tempo ma le reazioni sul pronunciamento della Cei (la Conferenza dei vescovi italiani) a proposito della devolution ci hanno rinforzati nelle nostre opinioni.
Come tutti sanno un esponente della Cei ha espresso forti preoccupazioni per gli effetti della devolution sulla sanità perché, a detta sua, ci troveremo di fronte a venti sistemi sanitari e chissà se, dopo, ci sarà un livello uniforme e buono nelle varie realtà regionali. Come se ora queste differenze non ci fossero e se, ad esempio, molti malati - in particolare di regioni meridionali - non venissero a curarsi in Lombardia. Ma lasciamo correre. La questione è che, in questa occasione, dal centrosinistra è sorto un coro all'unisono, al cui confronto quello delle voci bianche di San Pietro è nulla, per invitare il centrodestra ad ascoltare la voce della Chiesa e a ravvedersi nei suoi intenti devolutori. In questo caso, evidentemente, la corrente era quella buona. Altro che battaglie ideali in nome della laicità, altro che tentativi di zittire i vescovi. Tutto fa brodo: contro la devolution vanno bene anche loro.
Ma che modo di ragionare è questo? Sull'embrione, sull'aborto, sulle scuole cattoliche, su qualsiasi cosa dica Camillo Ruini fuoco e fiamme. Sulla devolution, il benvenuto. Piero Fassino ha invitato il centrodestra ad ascoltare i vescovi, visto che non vuole ascoltare il centrosinistra. Il giornale della Margherita, Europa, ha titolato «Dopo la Cei, Confindustria: la devolution rimane sola». Franco Monaco, della Margherita afferma che c'è un profondo dissenso dei cattolici nei confronti della devolution, ma non ci usa neppure la cortesia di farci sapere come fa, lui, a saperlo, chi glielo ha detto, dove l'ha sentito, se qualche «voce» alla Giovanna D'Arco o qualche sondaggio più terreno. Ma lasciamo correre anche qui.
C'è un perché per tutto questo e sarebbe lungo discorrerne in modo approfondito. Ma, in soldini, è che se i vescovi singoli, o la Chiesa nel suo insieme, parlano dei poveri, della giustizia sociale, delle tematiche che erano e sono care alla cosiddetta teologia della liberazione tutto va bene.

Anzi viene additata come un modello da seguire a quei peccatori incalliti dei liberali ed è anche laica. Se parlano d'altro, ad esempio della vita o dei sistemi formativi, allora no. È contro la laicità. Corrente alternata, appunto.

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