L'allarme di Bankitalia: "La manovra è restrittiva, pressione fiscale al 45%"

Il cuneo fiscale supera in Italia la media degli altri paesi Ue del 5,5%. Visco: "Subito misure per la crescita". Ora Monti teme di dover fare una manovra bis

L'allarme di Bankitalia: "La manovra è restrittiva,  pressione fiscale al 45%"

Il vero effetto della manovra firmata dal premier Mario Monti? Lo mette subito il chiaro i governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco: "I nuovi interventi si concentrano per circa due terzi sulle entrate portando la pressione fiscale intorno al 45%". Il cuneo fiscale supera in Italia la media degli altri paesi dell'Eurozona del 5,5%. Per il numero uno di via Nazionale, le misure di bilancio contenute nel decreto hanno "effetti restrittivi sul pil stimabili in mezzo punto percentuale nel prossimo biennio". Un effetto che potrebbe esser compensato solo se si conferma il calo dei rendimenti dei titoli di Stato. "Il decreto è una misura necessaria e urgente - ha avvertito Visco - ma ora va intensificato lo sforzo per assicurare il ritorno a tassi di crescita più elevati, il recupero della competitività delle imprese, una maggiore creazione di posti di lavoro". "La sfida - ha concluso Visco - è quella di garantire ai lavoratori più anziani soddisfacenti possibilità di impiego e ai più giovani carriere lavorative non discontinue che consentano di accumulare un sufficiente montante contributivo". Per il governatore sarà, dunque, fondamentale agire sulle regole del mercato del lavoro, sul ridisegno degli ammortizzatori sociali e sul potenziamento della previdenza complementare.

La preoccupazione dei tecnici della Banca d'Itralia è che la manovra economica abbia effetti depressivi sui prodotto interno lordo e, quindi, sui condumi degli italiani. "Le misure di bilancio contenute nel decreto - ha spiegato Visco - indispensabili per scongiurare scenari ancora peggiori avranno, a parità di altre condizioni, inevitabili effetti negativi sull’attività economica; sulla base delle regolarità storiche l’impatto sul pil delle misure aggiuntive è stimabile nell’ordine di almeno mezzo punto percentuale nel complesso del prossimo biennio". Anche il numero uno di Bankitalia prova a segnare le linee guida di quelle che potrebbero essere le misure per combattere la crisi economica. In primis, una risoluta azione di contrasto all’evasione fiscale. Quindi, una significativa riduzione della pressione fiscale da accompagnare dal contenimento della spesa. "Se si riesce a velocizzare su questo - ha spiegato Visco - potrebbe essere attenuato l’aumento delle aliquote Iva, in particolare di quella del 10%, dagli effetti distributivi più regressivi". Il governatore della Banca d'Italia ha, poi, invitato il governo a effettuare "una sistematica valutazione delle singole voci di spesa" in modo da riuscire ad accrescerne l’efficienza. Da ultimo, Visco ha spiegato che, per quanto riguarda le liberalizzazioni, Monti dovrebbe "proseguire con determinazione attuando efficacemente le misure già previste".

"Il quadro economico per i prossimi trimestri - ha continuato il governatore - è caratterizzata da un’incertezza straordinariamente elevata, che dipende principalmente dall’evoluzione della crisi del debiti pubblico nell’area dell’euro". Durante l’audizione alla Camera, Visco ha messo in guardia il governo sui rischi di uno aumento degli spread che "peggiorerebbero ulteriormente la crescita". Per questo, è il ragionamento del governatore di Bankitalia, "ripristinare la fiducia è requisito fondamentale per dare sostegno alla crescita".

A lanciare l'allarme sulle nuove misure della manovra si accoda anche la Corte dei Conti. "L’aumento delle aliquote iva e delle accise sui carburanti si trasmetterà, pur in un contesto di stagnazione della domanda, sulla dinamica dei prezzi al consumo, con un effetto di maggiore inflazione che, prudenzialmente, può essere stimato di almeno un punto percentuale", ha detto il presidente Luigi Giampaolino, in audizione alla Camera, sottolineando che la nuova stima del governo, che fissa il tasso al 2%, è "sottostimata".

Secondo il numero uno della Corte dei Conti, non può essere sottovalutato il rischio che "le difficoltà crescenti di conseguire effetti rapidi e strutturali attraverso il contenimento della spesa pubblica primaria e di conseguenza, il ricorso prevalente a manovre che impiegano lo strumento fiscale,

concorrano a determinare una spirale negativa nella quale dosi sempre maggiori di restrizione sono imposti proprio dagli impulsi recessivi che, in tal modo, vengono trasmessi all’economia e da questa al bilancio".

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