L'alluce valgo non sempre può essere curato con le metodiche mininvasive

La cura dell'alluce valgo, a causa di una informazione non filtrata comparsa su media non specialistici ed in rete, è considerata di elevata semplicità. É diffusa la convinzione che sia sufficiente una chirurgia eseguibile ambulatoriamente, poco impegnativa, senza complicanze e dal risultato garantito. In realtà una elevata percentuale di pazienti non è soddisfatta e necessita di una chirurgia di salvataggio. Ne parliamo con il professor Francesco Ceccarelli dell'università di Parma. «Innanzitutto la finalità della chirurgia non deve essere la correzione estetica, ma soprattutto quella di un miglioramento della funzionalità del piede, in modo da ridurre il dolore e permettere l'utilizzo di scarpe normali. A fronte di una diagnosi certamente facile ed immediata per le caratteristiche stesse della deformità (deviazione laterale più o meno grave dell'alluce), una volta stabilita la necessità della correzione, la scelta della tecnica chirurgica più idonea fra le tante descritte in letteratura e validate scientificamente, non è altrettanto facile. Questa infatti deriva dalla valutazione, alla luce dell' esperienza del chirurgo, di numerosi fattori che potremmo definire di tipizzazione della deformità. Questi fattori sono sia clinici, acquisiti cioè attraverso la storia clinica del paziente ed un accurato esame del piede, che radiografici. Esistono numerosi tipi di alluce valgo con indicazione quindi a differenti tecniche chirurgiche. Purtroppo accade che una tecnica, specie se contraddistinta dalla parola mini-invasiva, venga adottata in maniera assoluta ed attuata in tutti i tipi di deformità e ben accettata dal paziente. É quindi intuitivo che laddove la tecnica eseguita non sia quella idonea, il risultato sarà insoddisfacente. Spesso alla correzione della deviazione dell'alluce devono essere associate tecniche per il trattamento di deformità associate delle dita piccole, nell'ottica di un riequilibrio funzionale di tutto l'avampiede.

La complessità dell'intervento spesso non permette un ricovero in regime di day hospital. La ripresa delle attività quotidiane necessita di tempi più o meno lunghi a seconda del paziente, della tecnica eseguita e della complessità dell'intervento».
gloriasj@unipr.it

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