"L'anello con il cuore per parlare di eternità"

Il figlio del fondatore di "Recarlo": "È il più difficile da realizzare. Ma resta il best seller"

"L'anello con il cuore  per parlare di eternità"
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«Il valore emotivo, un significato che vada oltre il singolo prezioso e parli di eternità è quello che ci viene chiesto dai clienti e rispecchia esattamente il nostro dna, la nostra filosofia». Un dna quello dell'azienda Recarlo che racconta di un'artigianalità minuziosa e complessa, di tradizione e innovazione, come conferma Giorgio Re, figlio del fondatore, che insieme al fratello Paolo oggi guida la maison di gioielleria di Valenza.

Se dovesse scegliere un solo tipo di gioiello, il vostro «best seller» quale sarebbe?

«Sicuramente un anello con taglio a forma di cuore. Molti non lo sanno, ma è uno dei più difficili da realizzare, bisogna rispettare una simmetria perfetta. Rispetto ad una forma rotonda è molto, molto più complesso. Non sono in molti a saperlo fare. Noi siamo stati tra i primi e non nascondo che negli anni molti si sono ispirati a noi».

E non vi siete fermati agli anelli, ci avete costruito intere collezioni.

«Sì, è un simbolo che si presta bene anche su girocolli o ciondoli come nella collezione Anniversary, che è tra le più amate».

Tra le vostre proposte c'è anche una collezione pensata come auto-regalo: è una tendenza forte?

«L'acquisto per gratificazione personale esiste ed è l'ispirazione della collezione More, che ha uno spirito glamour e moderno, perfetta per una giovane donna. Certo se devo essere sincero oggi il regalo del gioiello è più concepito come nella tradizione, quindi in occasione di una celebrazione, come un fidanzamento o una nascita».

Cosa cerca oggi chi acquista un gioiello Recarlo?

«Intanto la riconoscibilità perché molte delle nostre creazioni sono iconiche, come appunto il castone a cuore di cui parlavamo prima. Poi la perfezione, la cura del dettaglio e non ultimo le pietre migliori».

A questo proposito c'è una crescente offerta di diamanti sintetici, qual è la sua opinione in merito?

«Intanto bisognerebbe sfatare il mito che sono ecologici: per produrli c'è un grosso impiego di carbone e di combustibili fossili. Poi a mio avviso, quello che rende speciale una pietra è la sua rarità, qualità che manca nei diamanti sintetici che vengono creati in serie in un laboratorio».

Rarità e unicità quindi sono anche i vostri valori, tanto nelle collezioni quanto nei gioielli «custom made».

«Sì, c'è una richiesta soprattutto internazionale di queste creazioni, in cui possiamo valorizzare a 360° la nostra maestria. Le abbiamo battezzate Blue Carpet e sono veramente pezzi speciali, realizzati con pietre eccezionali e si riconoscono dal modo in cui la luce danza da una sfaccettatura all'altra della gemma, trasformandola ogni volta».

Tornando con i piedi per terra e ai pezzi più commerciali, oggi c'è un grande ritorno dell'oro giallo nella gioielleria, ma quando si parla di diamanti, il bianco va ancora per la maggiore, come mai?

«Semplice, è una questione di

resa: il diamante è valorizzato dall'oro bianco, è una questione prettamente estetica, di colori e luce. Se parliamo invece di fine jewellery, ecco quello è il regno dell'oro giallo, particolarmente amato anche dai giovani».

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