«Lascio la guepière per leggere Pierino e il lupo»

Valeria Marini alle prese con Pierino e il lupo. È questa la nuova scommessa, vinta, dell’Accademia di Santa Cecilia. Tre repliche, già esaurite, in cui l’attrice si calerà nel ruolo di voce narrante, accompagnata dai giovani talenti della JuniOrchestra. L’appuntamento è domenica alle 12, per la rassegna dei «Family Concert», poi ancora lunedì 22 e martedì 23 alle 10.30, sempre in sala Santa Cecilia. L’orchestra sarà diretta da Franco Petracchi. L’opera di Sergej Prokofiev sarà preceduta da una rivisitazione de I musicanti di Brema, messa in musica dal compositore Alessandro Annunziata. «Sono onorata e lusingata - le parole di Valeria Marini - di essere stata scelta per questa interpretazione. Spero di essere all’altezza degli illustri predecessori che hanno già affrontato Pierino e il lupo. Sono convinta che il segreto di questo capolavoro stia nell'interpretazione, che va fatta con passione, cercando di dare carattere a tutti i personaggi. Sarà importante non essere didascalici, aggiungendo alla narrazione un pizzico di ironia». Alla domanda sull’abbigliamento da scegliere per l’occasione, la Marini risponde con altrettanta ironia: «non credo che indosserò una guepiere. Per stavolta mi limiterò a un semplice abitino nero».
La scelta di affidare l’opera di Prokofiev a Valeria Marini arriva da lontano. Come ha ammesso Bruno Cagli, presidente dell’Accademia, già molti anni fa si era pensato a una messa in scena dell’opera con l’attrice romana. E Petracchi aveva già messo alla prova il talento della Marini: «già in passato abbiamo realizzato insieme Pierino e il lupo a Napoli, con l’Orchestra Scarlatti. Valeria non recita, come ci si aspetterebbe da un’attrice, ma interpreta il ruolo con la massima naturalezza. Lei è già una favola, non può che calarsi a perfezione nelle atmosfere volute da Prokofiev». E a proposito dei giovanissimi protagonisti della JuniOrchestra, Petracchi aggiunge: «ci sono bambini piccoli e ragazzi con un po’ più di esperienza. Molti di loro si accostano per la prima volta a un mondo di fiabe che non conoscevano prima, con l’emozione di farlo sul palco di Santa Cecilia. Anche i grandi solisti tremano di fronte alle difficili partiture di Prokofiev, mentre questi bambini le affrontano con grande serenità».
«Per i bambini - conclude Alessandro Annunziata - cimentarsi con opere nuove è molto importante. Una vera e propria occasione di crescita professionale.

Ci siamo permessi di cambiare leggermente il finale de I musicanti di Brema, lasciando che arrivino davvero in città (cosa che non avviene nell’originale dei fratelli Grimm). Un piccolo stratagemma per dar vita a un finale quasi bandistico, un omaggio all’entusiasmo di questi giovani musicisti».

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