Il lato A di Euro 2012: così in Polonia è (quasi) tutto pronto al via

In Ucraina caos tra diritti umani negati, cani randagi e mafia Qui biglietti esauriti e città preparate. L’unico neo? Il caro alberghi

Il lato A di Euro 2012:  così in Polonia è (quasi)  tutto pronto al via

nostro inviato a Danzica (Polonia)

Il primo Europeo di calcio organizzato al di là della Cortina di ferro, 36 anni dopo quello jugoslavo, nasce sotto la cattiva stella delle polemiche ucraine. I cani randagi sterminati per ripulire le città, Platini preoccupato per i «banditi» albergatori che praticano aumenti fino al 1300%, le infiltrazioni mafiose, fino alla minaccia di boicottaggio per i diritti umani negati e la detenzione di Yulia Tymoshenko: il perfetto scenario per i catastrofisti.
Ma i tempi del Colonnello Lobanovski, della Ddr e della Honved di Budapest sono cambiati e a Est non tutto è degrado post-comunista. Per capirlo davvero basta guardare anche il profilo più fotogenico di Euro 2012, quello polacco.

Il centravanti baffuto Szarmach che ubriaco di Zubrowka insulta il premier di Andorra al Mundial ’82 e le file di donnine con al collo i rotoli di carta igienica razionata sono il passato. Il presente della Polonia è l’aeroporto Copernico di Breslavia che può accogliere 4 milioni di passeggeri l’anno e non ha nulla da invidiare agli scali svizzeri, è la movida del quartiere Praga di Varsavia, sono i 150 locali sul Baltico a Sopot, sono i taxi che accettano carte di credito, sono i commessi di H&M che ti vendono biancheria per pochi zloty, ma parlando inglese. E dunque la tentazione c’è, a costo di venire smentiti clamorosamente l’8 giugno: si può dire che a venti giorni dall’Europeo, il più grande evento mai organizzato dalla caduta del Muro, in Polonia sembra tutto pronto.
Non è un caso che 13 delle 16 squadre partecipanti alla fase finale abbiano scelto di fare base qui.

La Germania, ad esempio, giocherà a Kharkiv e Leopoli, ma ha preferito come sede di ritiro Danzica, lontana duemila km. E non solo perché la vecchia città anseatica, come Breslavia e Poznan, è stata per secoli territorio tedesco e mantiene tuttora un’anima mitteleuropea. Sono più che altro i numeri a spiegare perché questo Europeo stia procedendo a due velocità e perché la Polonia stia correndo di più. Unica economia dell’Ocse a uscire indenne dalla crisi del 2009, la Polonia cresce ancora a ritmi del 2,5%. Dei 27 miliardi di euro investiti, soltanto 3,5 non vedranno i frutti entro l’8 giugno. Otto aeroporti rimodernati o nuovissimi, un incremento del 300% di fondi dedicati alle ferrovie e un solo neo: la rete stradale, che secondo l’agenzia di rating Fitch rappresenta «l’unico allarme» e che secondo fonti parlamentari sarà «realizzata soltanto al 40%». Ecco perché la A2 Varsavia-Berlino è ancora un cantiere e perché le rotatorie intorno alla Pge Arena di Danzica sono ancora il regno delle ruspe.

Ma al di là dei tifosi cechi, tedeschi o croati che arriveranno e ripartiranno in macchina, gli altri non dovrebbero avere problemi. Prova ne sono i dati sulla vendita dei biglietti: esauriti in Polonia, ancora disponibili in tre città ucraine su quattro. Merito della relativa vicinanza, ma anche dell’offerta turistica, con i locali che propongono la formula «tutto a un euro»; merito del dinamismo di dirigenti trentenni che si sono inventati soluzioni come la Polish Card (sconti su servizi, spettacoli, mezzi pubblici). Così Poznan, dove l’Italia giocherà contro Irlanda e Croazia, attende fino a 10mila tifosi azzurri con i musei gratis nel weekend, il grande complesso commerciale della Vecchia Birreria a testimoniare l’immane e stimolante processo di riconversione post-industriale, il trasporto pubblico potenziato, la polizia locale (già abituata agli hooligans polacchi) preparata da lunghi stage di coordinamento in giro per l’Europa. E Danzica, dove gli azzurri esordiranno con la Spagna, mette in mostra il suo centro storico prezioso, lanciando i tour guidati dei cantieri che furono teatro della rivolta di Solidarnosc e inaugurando un servizio di traghetti che porta dal porto vecchio fino a due passi dallo stadio.

Insomma, l’impatto dei tifosi da tutta Europa non fa paura. Caso mai, a preoccupare è l’ingordigia di certi albergatori. Senza arrivare ai picchi dei «vicini» ucraini, anche sui siti degli hotel polacchi si respira aria di speculazione. Ma il governo ha già annunciato un intervento per calmierare le tariffe.

Perché un Europeo senza intoppi vale molto più di una suite con vista. Vale l’opportunità di cambiare il destino di una nazione: così i «polani», la «gente dei campi», mostreranno al mondo di essere a buon diritto «gente dell’Occidente».

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