La Coldiretti alla guerra del latte. Per martedì prossimo è annunciato un presidio di protesta davanti alla Centrale del Latte, per quella che la Coldiretti definisce la «Guerra del 15-18». Oltre duemila imprenditori agricoli in corteo raggiungeranno i cancelli della Centrale con trattori e mucche al seguito. «Sarà la più grande manifestazione di protesta mai esistita nel settore» annunciano il presidente di Coldiretti, Massimo Gargano, e il direttore Aldo Mattia. La vertenza nasce da lontano. Dalla stalla al supermercato, il prezzo del latte aumenta di ben 4 volte. Agli allevatori vanno in media 0,35 centesimi al litro, mentre nel negozio il consumatore arriva a pagare anche un euro e mezzo.
«Inoltre, aggiungono i produttori, lincertezza sulla provenienza del latte, che spesso si arricchisce di sottoprodotti e surrogati, inganna i cittadini e mette a rischio la sopravvivenza degli allevamenti». Non ci sarebbero sufficienti garanzie sulla qualità, insomma. E ora è rottura. Ogni tentativo di negoziato con la Centrale del Latte è fallito. Il prezzo, anzi, accusano gli agricoltori, sarebbe stato ulteriormente abbassato, ignorando le proteste della categoria.
Ieri Coldiretti ha organizzato una conferenza stampa al Mercato di Campagna Amica in via San Teodoro, al Circo Massimo, per spiegare la situazione. «La Centrale del Latte ci ignora, ma intanto impone le sue tariffe agli agricoltori, talmente basse che non coprono nemmeno le spese di produzione» rimarca Gargano: «Il problema, va detto chiaro, non riguarda solo la Centrale del Latte di Roma ma anche altre aziende, sia nel Lazio sia sul territorio nazionale. La speculazione sui poveri agricoltori è generalizzata». Allincontro con i giornalisti ieri ha preso parte anche il neo-assessore regionale allAgricoltura, Francesco Battistoni: «Le istituzioni non possono rimanere indifferenti davanti a problemi che coinvolgono produttori e consumatori, la Regione farà il possibile per riprendere una trattativa con tutti gli attori della vicenda». Il settore agroalimentare frutta al Lazio il 17 per cento del Pil. Solo nel comparto lattiero-caseario sono oltre 2.100 le aziende attive, con una produzione annua di 390 mila tonnellate, e un patrimonio zootecnico di 85.500 vacche. La produzione «Made in Lazio» di latte pastorizzato fresco è di 4.500 tonnellate, quella Uht a lunga conservazione è di 5.470 tonnellate, per un totale di latte alimentare di 9.970 tonnellate. Il grosso della produzione, 380.030 tonnellate, è destinato invece alla lavorazione di formaggi e di altri prodotti caseari.
«Sono numeri importanti per leconomia della nostra regione» sottolinea Battistoni: «Dobbiamo garantire più finanziamenti e più controlli. Occorre diminuire i costi di produzione anche attraverso un accesso facilitato al credito; incrementare i controlli sulle importazioni estere, incentivare i farmer market, sbloccare entro dicembre i 63 milioni di euro del programma di sviluppo rurale».
Limperativo è salvare il «Made in Lazio», insomma. «Non è soltanto il prezzo il problema - afferma Gargano - È anche un problema di identità.
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