Dopo la laurea? Prendo il diploma

Quando trovare lavoro diventa una chimera non resta che tornare indietro nel tempo. Devono averla pensata così decine di professionisti che, di fronte alla crisi e alle conseguenti difficoltà occupazionali, hanno deciso di tornare sui banchi di scuola. Loro la gavetta l’hanno già fatta. Hanno preso il diploma, si sono laureati. Dopo hanno cominciato la propria attività, ottenendo anche successo. E poi, di fronte ai primi scogli e a un mercato del lavoro che si evolve di continuo, si sono arenati. Ma mai arresi. E così, dopo aver valutato sbocchi e prospettive, vent’anni dopo quelle interminabili lezioni si sono iscritti a scuola per ottenere un nuovo diploma. Il fenomeno è diffuso un po’ in tutta Italia. Gli istituti più gettonati sono quelli professionali, alberghiero in testa. «Sono quelli che permettono di trovare subito un’occupazione perché immediatamente abilitanti - spiega Antonella Pari, preside dell’Istituto alberghiero Amerigo Vespucci di Milano -. Sono molte le persone che, pur avendo una formazione di alto livello alle spalle, decidono di iscriversi ai corsi serali per gli studenti-lavoratori. Succede per via della crisi, certo. Ma non solo. Il mercato del lavoro è dinamico e si evolve sempre, costringendo tutti noi a una formazione continua. Chi proprio non ce la fa a seguire i corsi studia da solo e poi sostiene l’esame di Stato da privatista». C’è chi ha tentato la libera professione e si è dovuto fermare. Chi un lavoro stabile lo aveva, ma con il tempo ne è rimasto deluso. Chi una carriera artistica continua a costruirla, ma ha capito che in Italia di sola musica non si vive. In comune hanno un obiettivo: diplomarsi per la seconda volta e cominciare una nuova avventura professionale. «È stato un mio amico musicista a contagiarmi - racconta Eddi Romano, compositore e leader del gruppo folk Rosapaeda -. Sono musicista da 18 anni e mi ritengo un privilegiato per il fatto di poter fare un lavoro che mi piace in contesti internazionali. Ma ho anche la passione per la cucina, per questo ho deciso di cogliere al volo l’opportunità di frequentare l’Istituto alberghiero».
Sono numerosi gli istituti tecnici che organizzano corsi serali per i lavoratori. Un tempo erano frequentati da chi un diploma non l’aveva ancora e, seppure in tarda età, decideva di ricominciare a studiare. Poi sono arrivati i cittadini extracomunitari, desiderosi di integrarsi anche attraverso la cultura. «Da qualche anno stiamo assistendo a un cambiamento radicale - prosegue Rosangela Colucci, dirigente scolastico dell’alberghiero Perotti di Bari -. Sui banchi arrivano persone con un titolo di studio preso vent’anni prima. Spesso con una laurea». Studenti di questo tipo rappresentano il dieci per cento degli iscritti ai corsi serali. «Nella nostra scuola abbiamo 120 alunni ripartiti in cinque classi, dal primo all’ultimo anno - conferma Colucci -. Di queste persone venti sono diplomate e due laureate». Di giorno sbarcano il lunario e di sera, dalle 16 alle 21 dal lunedì al venerdì, aprono i libri di italiano e matematica. Proprio come quando erano ragazzi, rispondono alle domande dei professori e svolgono i compiti in classe. Aspettano ansiosi la pagella e i quadri di fine anno. E se restano in corridoio troppo al lungo per una telefonata sono redarguiti dal bidello di turno. Ma nonostante tutto, raccontano di un’atmosfera piacevole «diversa dal ricordo che abbiamo della scuola, perché siamo motivati ad apprendere senza perdere tempo».
«Mi rendo conto che qualcuno possa sentirsi mortificato, ma si tratta di persone con una grandissima voglia di studiare - conclude la preside -.

I docenti spesso sono in difficoltà, perché le classi sono eterogenee: accanto a diplomati e laureati ci sono ragazzi di vent’anni ripetenti. Per questo dobbiamo stare attenti a differenziare l’offerta, per andare incontro alle esigenze di tutti. È questa la nostra prossima sfida».

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