Stellantis, due mesi di cassa integrazione a Mirafiori: ecco i modelli bloccati

L’azienda ha comunicato oggi la notizia. I sindacati: "È un segnale della continuazione del periodo di sofferenza per lo stabilimento torinese"

Stellantis, due mesi di cassa integrazione a Mirafiori: ecco i modelli bloccati
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Novità per i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Mirafiori. I dipendenti percepiranno un mese intero di cassa integrazione. L’azienda ha comunicato la decisione e i sindacati hanno commentato in questo modo: “La notizia è un segnale della continuazione del periodo di sofferenza per lo stabilimento torinese”. Ecco tutti gli aggiornamenti.

La mossa dell'azienda

Il mese intero di Cassa integrazione guadagni ha lo scopo di integrare il reddito dei lavoratori al verificarsi di specifiche circostanze che determinano una sospensione (più o meno temporanea) del rapporto di lavoro, che però rimane evidentemente ancora “in corso”. È questa la misura scelta da Stellantis per i dipendenti dello stabilimento torinese. Infatti Mirafiori è in difficolta, era già stato comunicato lo stop delle linee produttive dal 12 febbraio al 3 marzo, con questa novità il periodo di tempo si prolunga fino al 30 di marzo. Si tratta di uno stop di quasi due mesi (sette settimane). Carlos Tavares, il ceo di Stellantis, aveva già preannunciato la crisi dello stabilimento torinese. In un’intervista a Bloomberg il numero uno dell’azienda aveva detto: “Senza sussidi all'auto elettrica Mirafiori e Pomigliano sono a rischio tagli”.

Quanti lavoratori sono coinvolti

In totale sono 2.260 i lavoratori delle carrozzerie coinvolti nella misura: si tratta di 1.251 della linea 500 Bev e 1009 della Maserati. Questa decisione dell'azienda non solo decurterà lo stipendio dei dipendenti, ma comporterà anche uno stop alla produzione dello stabilimento Mirafiori. In merito alla produzione della 500 elettrica secondo alcune indiscrezioni dovrebbero esserci ripercussioni solo per un turno, 200 vetture al giorno: si tratta del 50% in meno rispetto all’assemblaggio medio giornaliero nel 2023. Il traguardo produttivo, che prevede 100mila vetture, sarebbe impossibile da raggiungere. A fine 2024 potrebbero esserci circa 20mila auto prodotte in meno, ovvero 40-50 mila vetture, un quarto rispetto a quanto ne dovrebbe produrre l'impianto per essere sostenibile.

Il rinvio della produzione

Considerando il rinvio della produzione della Berlina Maserati, assieme alla fine del ciclo di Quattroporte e Ghibli, e presto anche della vecchia Levante, lo stabilimento di Mirafiori assemblerà un numero veramente ridotto di automobili. A questo proposito i sindacati hanno richiesto un’altra modalità di sopravvivenza dell’impianto. Nonostante questo le prospettive non sembrano essere positive.

I sindacati si appellano al governo

In merito alla questione Sara Rinaudo, segretario territoriale Fismic Confsal, il Sindacato Autonomo Metalmeccanici e Industrie Collegate, ha commentato: "La notizia è un segnale della continuazione del periodo di sofferenza per lo stabilimento torinese. Siamo ben consapevoli del piano strategico in corso di Stellantis, che ha sempre affermato di puntare su Mirafiori, ma constatiamo con dispiacere il periodo di difficoltà che sta affrontando il sito in questo momento, in particolare la Carrozzeria". Rinaudo ha poi specificato che il sindacato cercherà di gestire al meglio la situazione per evitare importanti ricadute sui lavoratori e sui loro salari. Il segretario territoriale ha poi concluso: "Auspichiamo che l'intervento del governo, con il nuovo piano incentivi, coadiuvi la ripresa del mercato. Urge accelerare l'azione del Governo, e serve una collaborazione in sinergia con la Regione, per tutelare il territorio".

La possibile fusione con Renault

Sul tema si è espresso anche Edi Lazzi, segretario Fiom Cgil di Torino, che ha affermato: "Questa nuova richiesta di cassa integrazione è una sciagura, dopo il mese di fermo produttivo a scavallo dell’anno adesso siamo allo stop dal 12 febbraio, al 30 marzo. Sono sette settimane consecutive in cui le lavoratrici e i lavoratori perderanno parte del loro già magro salario".

Per il sindacalista è un "segnale devastante" sia per lo stabilimento che per i lavoratori. Inoltre alcune indiscrezioni parlano di una possibile fusione con Renault, questo aspetto, secondo Lazzi, metterebbe ulteriormente in difficoltà la tenuta dei siti produttivi italiani.

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