Svolta, per altro attesa, almeno tra gli addetti ai lavori, alla Fondazione La Biennale di Venezia. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha infatti proposto Pietrangelo Buttafuoco come nuovo presidente della prestigiosa istituzione. La volontà di nomina è stata notificata ai due rami del Parlamento. Quindi le commissioni Cultura di Camera e Senato sono chiamate a esprimere il proprio parere entro il 14 novembre. Come hanno sottolineato dal Mibact: «La proposta di nomina di Buttafuoco rappresenta solo l'inizio di un percorso».
Se avverrà senza intoppi porterà a una transizione comunque «morbida» e senza strappi. Come precisato da fonti del Mibact, l'attuale presidente, Roberto Cicutto, resterà in carica fino al termine del mandato, marzo 2024. Questo dovrebbe garantire la necessaria continuità istituzionale e un graduale e ordinato passaggio di consegne. Cicutto era stato chiamato al vertice della Biennale nel gennaio 2020 dall'allora ministro Dario Franceschini.
Ma chi è Pietrangelo Buttafuoco?
Classe 1963, nato a Catania e siciliano sino alle midolla, nipote dell'ex parlamentare del Msi Antonino Buttafuoco (1923-2005) ha spaziato dal giornalismo, portato avanti con taglio culturale (soprattutto sul Foglio), ai romanzi, sino all'attività di manager culturale con un occhio particolare al teatro. Un intellettuale a tutto campo, insomma. Non molti se ne ricorderanno ma, giovanissimo, prima di essere giornalista e scrittore, si mise a fare il libraio a Leonforte. Raccontava una volta al Giornale: «Nei primi anni '80 io avevo l'unica libreria della provincia di Enna... si chiamava Libreria del mastro. Già era difficile, poi per le mie posizioni politiche mi avevano costruito un muro attorno, una cortina, nessuno nel mondo dei libri voleva avere a che fare con me. Elvira Sellerio mi riempiva di libri in conto vendita, senza che dovessi anticiparle nulla. Me la sono cavata grazie a lei e a Sandro Attanasio di Einaudi». Non è aneddotica, serve a capire l'uomo, sempre attento alle idee e poco ai compromessi. Per nulla incline a rendersi digeribile che si tratti di fede religiosa, fece discutere quando iniziò a presentarsi come Giafar al-Siqilli, o di qualsiasi dibattito come quando nel pamphlet Cabaret Voltaire fece pelo e contropelo ai Lumi ma soprattutto ai loro brutti epigoni.
Si potrebbe dire quindi di lui che è un intellettuale a tutto tondo. Solo che Buttafuoco di fronte a un intellettuale, non è che metta mano alla pistola, però... Ecco privilegia altre definizioni. Di se stesso ha detto che preferisce la parola «artista», intesa come «la capacità artigianale tale da poter consentire la costruzione di un progetto e la sua realizzazione». E questo inteso in senso ampio, Buttafuoco è stato dal 2007 al 2012 presidente del Teatro Stabile di Catania e presidente del Teatro Stabile d'Abruzzo (è ancora in carica). Così come è stato apprezzato conduttore televisivo.
Sia come sia, rimasto prudentemente in posizione defilata durante il primo anno del governo Meloni (di cui ha grande stima personale), ora si avvia verso l'istituzione culturale più importante del Paese. Su quello che farà, prudentemente, non parla. Escluso lo si possa considerare timoroso dei giudizi: ha però mantenuto quel tratto siculo di parlare se c'è qualcosa da dire.
E quindi non resta che registrare le parole degli altri. Immediato l'entusiasmo verso la nomina del presidente del Veneto, Luca Zaia: «Ringrazio il ministro Gennaro Sangiuliano per la nomina e la grande attenzione rivolta alla Fondazione e a tutti i temi che riguardano Venezia. La presidenza è una carica importante nel guidare e sostenere la Biennale, soprattutto per il ruolo lungimirante di promozione dell'arte e della cultura in ambiti ancora non percorsi, fedele al mandato storico di un ente come questo». Soddisfazione espressa anche da Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura della Camera: «Faccio i complimenti a Buttafuoco per la sua nomina alla Biennale. Da intellettuale eclettico quale è, quindi con la capacità umanistica di occuparsi di qualsiasi tema, siamo sicuri che poi avrà la possibilità e la capacità di affiancarsi a personaggi ed expertise specializzate, perché la Biennale non è solo il cinema, ma anche teatro, danza, architettura. Quindi ci voleva una visione di insieme e lui sicuramente la ha». Addirittura entusiasta il Sottosegretario Vittorio Sgarbi: «Finalmente una Biennale nuova, come chiede la sua stessa vocazione. E finalmente alla sua direzione un poeta, che si è misurato con i tempi difficili dando risposte mai prevedibili. Anche la sua conversione all'islam è una garanzia di originalità nel rapporto tra la storia dell'Occidente e il suo declino che prevede dialoghi per affinità, restituzioni di valori condivisi, non conflitti. Evviva Buttafuoco!».
Quasi scontata e di prammatica, invece, la levata di scudi a sinistra. «Oggi la destra ha fatto un ulteriore passo in avanti nella concezione dello Stato come cosa di proprietà... Ricordo al governo e alla sua maggioranza che c'è un presidente in carica fino al 2024 che sta ben lavorando. È davvero preoccupante l'assalto della destra alle istituzioni culturali del Paese». A dirlo Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera.
Di certo il ruolo di Buttafuoco è il primo veramente di peso ad andare a un intellettuale di destra: il presidente della Biennale di Venezia, infatti, non è solo il referente che lavorerà a stretto contatto con il direttore della Mostra del Cinema, ma si
occuperà anche di architettura, arte, musica, teatro e danza. La prima vera prova per Buttafuoco sarà trovare l'equilibrio con l'attuale direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, il cui mandato scade tra un anno.
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