L'editoria? Si fa arte (contemporanea)

Le uscite di questo primo anno di vita della casa editrice fondata dal giovane Marco Cantoni, trentenne bookblogger veronese, sono cinque grandi romanzi

L'editoria? Si fa arte (contemporanea)
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Erano gli anni '30 e '40 ed Einaudi affidava le proprie copertine a disegni e dipinti di pittori come Renato Guttuso, Carlo Levi, Bruno Cassinari. Nel dopoguerra arrivarono, sempre sulle copertine Einaudi, le meravigliose opere di Bruno Munari. Sono esempi eclatanti di artisti italiani reclutati dalla nostra editoria nell'epoca in cui erano rilevanti e contemporanei, per dare un volto a saggi, romanzi, racconti. In realtà, si tratta di una strada che in Italia è stata percorsa in modo poco sistematico. Certo, negli anni '50, '60 e '70 hanno fatto epoca, sposando l'iconografia del tempo, se non definendola, le copertine di Albe Steiner per Feltrinelli, di Balilla Magistri per Il Saggiatore, di Fulvio Bianconi per Garzanti, per non parlare di quelle super-iconiche firmate da Carlo Jacono per Urania, Segretissimo, Giallo Mondadori. Ma si trattava di un lavoro che stava sul confine incerto tra grafica e illustrazione. Prendere invece un'opera pittorica fatta e finita, italiana, contemporanea, e farne una copertina, è un'altra cosa, forse più complicata o più rischiosa per il marketing, e oggi sicuramente più faticosa che scegliere un dipinto storico oppure un'immagine fotografica dagli stock online. Le copertine della neonata Cantoni Editore sono invece tutte firmate dal duo Brinanovara, ovvero Giorgio Brina e Simone Novara, artisti trentenni milanesi, emergenti di grido rappresentati dalla storica galleria Giovanni Bonelli. È con questo biglietto da visita colorato, postmoderno, contemporaneo, a cavallo tra astratto e figurativo, che Cantoni Editore ha scelto di presentarsi nelle librerie, in volumi con copertina rigida telata e pagine in carta coral book ivory.

Stiamo dunque parlando di editoria di pregio, estetizzante nei dettagli visivi e tattili, ma anche di libri che evitano di rinchiudersi nella nicchia per appassionati di curiosità e testi minori in cui, troppo spesso, gli editori più ricercati sembrano volersi autoconfinare. Le uscite di questo primo anno di vita della casa editrice fondata dal giovane Marco Cantoni, trentenne bookblogger veronese, sono infatti cinque grandi romanzi: La separazione di Dan Franck, American Dad di Tama Janowitz, L'arabo di Antoine Audouard, Come è tedesco di Walter Abish e Il settimo giorno di Giorgio Calcagno. Sono testi che hanno fatto epoca ma sono oggi dimenticati, introvabili, fuori catalogo da anni. Cantoni li ripropone in nuove traduzioni, in una collana che, per tornare all'operazione sulle copertine, ha intitolato «Le Tele». Sono scelte che rispecchiano il gusto raffinato di un giovane lettore appassionato e colto (alla faccia di chi ironizza sui bookblogger). I cinque romanzi spaziano dal postmoderno americano più cerebrale (Abish), all'America anni 80 del «Brat pack» di Ellis, McInerney e, appunto, Janowitz, passando per la complessità anni '80 e postmoderna pure lei di Calcagno, e dalla letteratura francese anni '90, borghese, parigina, e ferocemente autoironica di Dan Franck, insieme a quella inizio terzo millennio di Audouard, che stigmatizza l'indigeribilità dell'altro in una Francia marginale e rurale.

L'operazione editoriale di Cantoni è anticonformista, chic, destinata a palati fini. Vien quasi voglia di chiamarla esoterica. Le cinque uscite con cui ha aperto sono state presentate tutte insieme all'inizio dell'anno. Il costo non è indifferente, 25 euro a libro, e la distribuzione passa solo attraverso il sito Cantoni e poche librerie selezionate. Nella stagione 2025 «Le Tele» di Cantoni continueranno a uscire con questi numeri e queste singolari modalità distributive.

Le copertine? Saranno sempre italiane e sempre della scuderia Bonelli, ma cambierà l'artista, nell'ottica di dare visibilità e valorizzare l'arte italiana contemporanea, in un momento di particolare felicità creativa della nostra giovane pittura.

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