
Il congresso di domani e domenica a Firenze «scaccerà via i gufi che pensano che tra noi ci siano divisioni» assicura Alessandro Verri, capogruppo della Lega a Palazzo Marino e già coordinatore nazionale dei giovani padani. «Rafforzeremo la leadership di Matteo Salvini e gli daremo il mandato per andare avanti, soprattutto contro il tema del riarmo» spiega, convinto che la linea sulla politica estera del Carroccio stia pagando. Il congresso sarà l'occasione anche per rilanciare battaglie più identitarie, a partire dall'autonomia: «La notte dormo ancora con la maglia di Umberto Bossi. Siamo legati alle radici, ideali che Salvini ha interpretato in chiave moderna facendo sì che la Lega non morisse».
Verri, giusto allungare a quattro anni il mandato di Salvini?
«Sì, anzi sono sempre stato dell'idea che le cariche elettive andrebbero rinnovate ogni cinque anni, come per le amministrazioni locali. La segreteria di Salvini è solidissima e il congresso sarà un'occasione per confermare una linea sugli esteri che ci sta consentendo di crescere anche in termini di consensi. Un conto è rafforzare gli eserciti statali, un altro è spendere soldi per promuovere il kit di sopravvivenza alla guerra dell'Ue, un cosa che grida vendetta».
Con i dazi, però, rischiate di perdere voti?
«Al congresso sicuramente si deciderà anche che linea tenere sui dazi. Dobbiamo ricordarci che il nemico non è Donald Trump, ma la Cina che ci inonda dei suoi prodotti e che l'Europa non ha mai ostacolato. Lo abbiamo visto anche sull'automotive: lì hanno ammazzato il nostro mercato».
Altro grande tema è quello della giustizia.
«L'utilizzo politico che la sinistra fa di parte della magistratura, sta diventando una costante drammatica. Lo vediamo negli Usa e in Francia contro Marine Le Pen, ma anche in Italia con le sentenze contro il governo Meloni e con un processo a carico di Salvini da cui è stato assolto. La riforma della giustizia è necessaria. Peccato che quando se ne parla o cascano i governi o si finisce sotto indagine».
L'autonomia andrà in porto?
«Io continuo a essere leghista proprio per queste battaglie identitarie e sbaglia chi pensa che non siano più centrali per la Lega. L'autonomia oggi deve unire il nostro movimento, da Nord a Sud. Perché si tratta di dare al Paese una forma di governo migliore di quella attuale, basata sul protagonismo dei territori. Questi sono ragionamenti che dovrebbero fare anche in Calabria o in Sicilia, non solo al Nord. Se non ti arrabbi perché il tuo territorio viene penalizzato, c'è qualcosa che non va».
Contento della visita di Salvini a Bossi?
«La notte per dormire uso ancora la maglia con Bossi alla Che Guevara con il sigaro in bocca, perché quello era lo spirito leghista. Sono fortemente legato a chi ha dato vita al nostro movimento, poi questi ideali sono stati presi e modernizzati da Salvini anche per allungare la vita alla Lega. Ancorati alle radici, ma consapevoli che per crescere dobbiamo evolverci».
Con Forza Italia i rapporti non sono proprio idilliaci.
«Giusto che si differenzi, non siamo un partito unico. Su alcuni temi rivendichiamo coerenza, come sulla cittadinanza. L'importante è seguire il programma per cui siamo stati scelti dagli italiani».
Al congresso potrebbe mandare un saluto anche Elon Musk.
«Intanto voglio sottolineare che io la Tesla non me la posso permettere... Il personaggio lo conosciamo e sappiamo che può risultare anche divisivo. Il fatto, però, che l'uomo più ricco del mondo presti attenzione al nostro congresso, dimostra l'importanza che ha la Lega a livello internazionale».
Se prende la tessera, anche il generale Vannacci può avere un ruolo?
«Vannacci ha dato tanto e spero che continuerà a farlo, magari prima prendendo la nostra tessera. Mi piacerebbe vederlo continuare a far politica con noi e non più da indipendente perché può essere un valore aggiunto».
Poi ci sarà da pensare alla partita su Milano.
«Si sta scoperchiando il vaso di pandora: il Sistema Milano sta abdicando a favore dei grandi interessi privati. Sulla sicurezza, quando arresti cinquanta maranza, vuol dire che il sistema di integrazione ha fallito. E se fai la guerra alle auto, ma tagli del 30 per cento i mezzi pubblici, non stai facendo una cosa intelligente».
Ma il centrodestra è pronto?
«Dobbiamo far capire ai milanesi che siamo competitivi,
un messaggio che non siamo riusciti a trasmettere alle scorse elezioni comunali. Forse ci farebbero bene anche delle primarie per scegliere il candidato sindaco, aiuterebbero a coinvolgere il nostro elettorato dal basso».
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