da Roma
Disoccupazione ancora in calo, nuovi posti di lavoro, ingresso massiccio di donne, giovani e immigrati nel mondo del lavoro regolare. I dati dellIstat sul terzo trimestre 2006 confermano la vivacità del mercato del lavoro in Italia e spingono al record storico il tasso di disoccupazione: 6,1%, rispetto al 7,1% del terzo trimestre 2005. I nuovi posti di lavoro creati sono, secondo lIstituto nazionale di statistica, 459mila e riguardano comparti finora in crisi come quello agricolo. La Coldiretti spiega infatti che il contributo del settore primario è pari a 31mila nuovi posti di lavoro.
Il calo del tasso di disoccupazione al minimo storico è inquadrato dallIstat in un contesto positivo per leconomia, «vista la maggiore produzione industriale e la crescita economica di questanno», vicina al potenziale. Laumento delloccupazione ha riguardato in particolare le donne (264mila unità in più, pari al 3%) rispetto agli uomini (195mila unità, pari all1,4% in più). Crescita molto sostenuta anche per la componente degli stranieri (172mila unità in più), anche grazie alle numerose regolarizzazioni di immigrati. Aumenta anche loccupazione giovanile, che porta al 18,9% il tasso di disoccupazione fra i 15 e i 24 anni detà. Dati che sorprendono numerosi economisti, che attribuiscono lexploit alla crescita dei lavori a termine, oltre che agli immigrati.
Quasi metà dei 388.000 posti in più rilevati dallIstat nel lavoro dipendente è, in effetti, a termine. Complessivamente, lincidenza del lavoro non a tempo indeterminato sul totale degli occupati è arrivata al 9,8% (2.249.000 su 23 milioni). È su questi dati che si concentra la domanda fondamentale: è meglio avere più lavoro, anche se quello flessibile è in aumento, oppure no? La risposta che arriverà nei prossimi mesi appare cruciale. Se davvero il governo, su pressione dei sindacati e dellala sinistra della maggioranza,vorrà limitare le forme di flessibilità normata previste dalla legge Biagi, inevitabilmente il tasso di disoccupazione riprenderà ad aumentare, invertendo la tendenza virtuosa degli ultimi anni. «Lincremento dei contratti a termine e di quelli di apprendistato - spiega lex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi - mantiene lItalia in una posizione migliore della media europea.
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