Al dibattito fasullo sul velinismo mancava solo lei, la First lady in sonno, deliziosa e riservata signora che non ha scelto mai le luci della pubblica ribalta, e l'adeguamento al ruolo che ormai anche in Italia tutte le consorti onorano, ma che da tempo conosciamo a mezzo stampa ed agenzia per pungenti, salaci, dichiarazioni che obiettivamente danneggiano, o almeno si cimentano a farlo, non suo marito, sarebbero fatti squisitamente loro, ma il premier e il governo italiano. Dalla lettura finalmente ufficiale, e fuori dai malevoli gossip, delle candidature femminili alle elezioni europee, apprendiamo che molto fu fumo, e chiacchiere, e le consuete leggende metropolitane sul Cavaliere del cialis. Questo non basta, perché troppo si è intorbidato il clima, ancora una volta ad argomentazioni disperate di opposizioni a caccia di argomenti si è sommata qualche pesante frecciata che proviene da casa.
Siamo in piena sciagurata inevitabile epoca di immagine e passerella. Succede nel mondo, e credo che tutti faremmo fatica ad attribuirne le responsabilità al Cavaliere, perfino a Dario Franceschini e ad Anna Finocchiaro sarebbe difficile. Ci aggiriamo fra conduttrici bistrate e presentatrici in sottoveste alle nove del mattino; ci districhiamo fra iniezioncine di acido ialuronico e boccucce non solo di soubrettes ma di presunte giornaliste e parlamentari serie, come si diceva un tempo dell'intero arco costituzionale, gonfiate come canotti. Pratichiamo, anche a rate, la chirurgia plastica e ringiovanente con tale accanimento che oggi la classe medica misura la crisi economica dal calo delle tette e delle cosce rifatte. Le prime pagine dei giornali sono occupate dalle toilettes di quella sgraziata stangona di Michelle Obama, e giù tutti ad adulare e a fingere che sia chicchissima; Letizia Ortiz e Carla Bruni meritano spazio maggiore dei consorti, perché «è gara di bellezze», piuttosto che prova di intelligenze e volontà. Questo ci piace? Non vale la pena di chiederselo, è l'epoca della televisione, bellezza, e tu non puoi farci niente, se non coltivare private virtù ed esigere preparazione da chi ti rappresenta.
Così fan tutti, e ci vuole poco a dimostrarlo. Solo che ognuno sceglie la propria personale icona o pseudo tale, atta ad attirare voti e consensi. Una bella ragazza non si capisce perché dovrebbe essere meno accettabile di un conduttore col ciuffo ribelle, Davide Sassoli, di una giornalista scientemente faziosa, Paola Sensini, tutt'e due candidati del Partito democratico, o del principe consacrato ballerino, Emanuele Filiberto, astutamente prescelto dalla Udc di Casini. Ce li ricordiamo Enrico Montesano, Carla Gravina, Gianmaria Volonté? In tempi più recenti, siamo memori della giovane e riccioluta Madia, già fidanzata di un Napolitano junior, che alle conferenze stampa si portava come la più nota Alice nel Paese delle Meraviglie? Non si diceva del povero Craxi, statista e riformatore senza pari, che il suo era un partito di nani e ballerine?
Allora a parlare erano in fondo gli stessi che inquinano oggi l'ambiente politico, moralisti all'ingrosso che si ritengono ancora oggi, incredibilmente, al di sopra del giudizio altrui, ma intitolati a sputarne sugli altri in continuazione. Eppure che i tempi siano cambiati dovrebbe essere evidente. Un tempo, gentile signora, lei non sarebbe divenuta legittima consorte, né sarebbe apparsa in pubbliche cerimonie la nuova compagna del presidente Gianfranco Fini. Fortuna che non sia più così, non è vero?
Un'ultima considerazione sul Cavaliere e sulle continue denigrazioni che lo colpiscono, frutto spesso di chiacchiere che provengono stoltamente dal suo medesimo entourage. Mi ricorda sempre di più il cavaliere nero della boutade storica di Gigi Proietti. Lo sfidano prima il cavaliere bianco, poi tutta la sua progenie, in tre, in nove e in ventisette, e via aumentando, ma lui li sconfigge sempre. La morale della barzelletta è che al cavaliere nero non gli devi...
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