nostro inviato a Casette D'Ete (Fermo)
Si chiama «scuola elementare Della Valle» anche se è in collina. Come tradiscono le maiuscole della scritta, che appare a caratteri cubitali sul timpano con colonne e orologio che ne disegna la facciata, abbellita da alberi d’ulivo,nellascelta del nome non c'entra la location , ma gli omonimi imprenditori, i fratelli Diego e Andrea, che qui a Casette d’Ete, frazione di 3.500 anime di Sant’Elpidio a Mare, nelle Marche, hanno fondato il loro impero partendo dall’impresa di calzature di famiglia, e arrivando a fare le scarpe al mondo, esportando ovunque marchi come Tod’s, Hogan e Fay, tra i gioielli del made in Italy.
La loro ultima avventura è questa struttura di tremila metri quadrati, coperta di pannelli solari per strizzare l’occhio alle energie rinnovabili: campo sportivo, palestra coperta, cinque laboratori, sale dedicate alla musica e all’informatica, persino un orto botanico, e dieci aule illuminate da grandi pareti vetrate che, da ieri, ospitano 280 piccoli studenti. Anche il progetto della scuola, tra le più moderne della regione, è «griffato » dalla famiglia: l’architetto è Barbara Pistilli, moglie del patron della Fiorentina, Diego. Ma la «primaria Della Valle» non fa parte del gruppo imprenditoriale. È una scuola pubblica, un «regalo» della famiglia più in vista di Casette d’Ete alla propria comunità. Un regalo da 3,7 milioni di euro, che è formalmente stato donato al comune di Sant’Elpidio a Mare martedì scorso, quando Della Valle ha consegnato le chiavi della scuola al sindaco, Alessandro Mezzanotte.
Un gesto che ha chiuso l’unica polemica a margine di questa storia, innescata dal mancato invito del primo cittadino all’inaugurazione “ vip”della struttura,la scorsa settimana. C’erano “tutti”: Gianni Letta, Clemente Mastella e signora, Enrico Mentana e Carlo Rossella, Maurizio Belpietro e Sinisa Mihailovic, e poi Luca di Montezemolo e il gotha degli imprenditori italiani, da Benetton a Merloni. Ma non c’era il sindaco, che pure di lì a poco sarebbe diventato «proprietario» della scuola. «Solo un problema di vecchie ruggini con la precedente amministrazione », spiega uno dei genitori fuori dal cancello, le mani sulle spalle di sua figlia, in attesa di cominciare l’anno scolastico.
Ma l’incidente diplomatico che sembrava inevitabile è stato solo sfiorato. Tant’è che la scuola doveva chiamarsi «Collodi», e invece è stata dedicata, come segno di gratitudine, proprio ai benefattori. E che le tensioni siano poi state superate lo conferma proprio il primo cittadino: ieri inaugurando (insieme al parroco del paese, don Gino) l’inizio delle lezioni nella nuova sede dell’elementare di Casette D’Ete ha esordito proprio ringraziando per la generosità la famiglia di imprenditori.
«L’idea è nata nel 2006 –racconta il sindaco al Giornale, dopo la cerimonia - ma solo a ottobre del 2007 abbiamo individuato quest’area, pubblica, che era destinata a verde attrezzato. Fatta la variante, nel 2008 sono cominciati i lavori. I Della Valle si sono occupati di tutto, dal progetto alla scelta dell’impresa, e dato il carattere dell’opera abbiamo trovato la chiave giuridica per evitare di dover fare un bando per affidare i lavori, come sarebbe prassi trattandosi di edificare su suolo comunale. Poi hanno consegnato al paese la scuola “ chiavi in mano”,moderna ed efficientissima».
Ascensori in cristallo portano dal piano terra al secondo livello. Grandi vetrate lasciano che un sole settembrino ancora molto generoso diffonde luce in abbondanza per le pareti di corridoi e aule, rigorosamente bianche. Ma questa piccola scuola è solo «un progetto fatto in casa per restituire al territorio una parte di quello che guadagniamo», come ha spiegato Diego Della Valle, o è davvero qualcosa di molto nuovo. Quel «grande passo per lo Stato» di cui ha parlato, al taglio del nastro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, salutando il nuovo «modello di collaborazione tra pubblico e privato »? La risposta la darà il tempo, e soprattutto la capacità di «contagio » del modello. «Per ora le maestre sono contente, ho parlato con loro e dicono che la struttura è funzionale e comoda, e credo che questa sia la cosa più importante, anche se naturalmente spero che tutto questo sia d’esempio per altri», spiega Andrea Della Valle, quando arriva a fine lezioni a prendere i suoi figli.
Il primo giorno sta filando via liscio. I commenti di maestre, alunni e genitori sono così entusiastici da risultati quasi noiosi. Contrattempi? La vernice gialla delle strisce del parcheggio dello scuolabus è ancora fresca, e una signora c’è praticamente rimasta incollata aspettando la figlia. «E poi forse la sosta delle auto è un po’ disordinata », osserva zelante un vigile urbano. «Vogliamo dirlo? La scuola è bellissima, però somiglia un po’ alle fabbriche e agli spacci della Tod’s. Non è mica una critica, ma lo stile si riconosce », confessa sottovoce un genitore. Don Gino, il parroco, ha anche meno riserve. Plaude gli imprenditori- concittadini paragonandoli alla Befana, che a voler essere maligni potrebbe non essere proprio un complimento. E poi benedice la nuova scuola, con l’immancabile invito ai ragazzini «di altre fedi» di pregare il proprio dio, mentre lui asperge bimbi e palestra con l’acqua santa. Ah, già, e i crocifissi? Ad Adro sono imbullonati ai muri, a Casette – sbirciando nelle aule – invece non sembrano esserci.
«No, venga, guardi qui… ce n’è uno, bello grande, proprio all’ingresso, in bella vista, accanto alle scale», spiega una maestra indicando un crocifisso dorato.
«Eh, va bene così, ci sono tanti bambini stranieri, però siamo in Italia», riflette una mamma, divisa tra laicità e devozione. «Diciamo che è un po’ un compromesso», sorride. In fondo, sarebbe l’unico in una scuola, pubblica, moderna come poche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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