Leone è "Miss Fallaci". "L'Oriana più giovane che pochi ricordano"

Viaggio sul set della serie di Paramount+. La casa milanese con il famoso "elmetto"

Leone è "Miss Fallaci". "L'Oriana più giovane che pochi ricordano"
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Chi se l'aspettasse celebre, problematica, scandalosa, si ricreda. La troverà semplicemente (e ancora) sconosciuta. Ma molto, molto ambiziosa. Non «l'Oriana» dell'ultima e più discussa fase della sua vita; ma la «miss Fallaci» degli inizi, quando giovane giornalista parte per Los Angeles con in tasca la promessa strappata al direttore dell'Europeo: «Se riesci ad intervistare Marilyn Monroe ti farò scrivere di politica». «Già: perché nel 1956 alle giornaliste era concesso occuparsi solo di moda, di cucina; tutt'al più di cinema - riflette Miriam Leone -. Ma insofferente e rampante com'era, Oriana aveva deciso di prendere in mano da sé la propria vita. Non riuscirà mai ad intervistare la bionda diva. In compenso scriverà I sette peccati di Hollywood, prefazione (guarda caso) di Orson Welles, con cui svelerà meccanismi segreti e ipocrisie mascherate della Mecca del cinema e dei suoi attori. Le statue di cera, come li chiamava lei».

Miss Fallaci, dunque otto episodi da 50 minuti l'uno, in fase di ripresa a Roma fino a metà luglio, per la prossima messa in onda su Paramount+ - potrà sorprendere quelli che amano l'Oriana iconica inviata di guerra nel Vietnam, o divisiva polemista sulle rovine delle Twin Towers. «Ma in realtà non li scontenterà, perché il coraggio e la ricerca della verità che appartengono alla Fallaci matura sono già tutte presenti in questa ragazza ventisettenne considera la Leone (che torna ad interpretare la giornalista dopo il corto di Alessandra Gonnella A cup of coffee with Marilyn, nastro d'argento 2019) -. E il suo viaggio americano si rivelerà per lei, in realtà, un viaggio di formazione, alla ricerca soprattutto di sé stessa». «L'Oriana che noi raccontiamo è una ragazza molto stimolante proprio perché pochissimo conosciuta, anche da chi magari ne ha letto tutti i romanzi avverte Luca Ribuoli, art-director della serie (nonché regista assieme a Giacomo Martelli e alla stessa Gonnella)-. Miss Fallaci racconta insomma una donna già allora provocatoria, divisiva, perché già nel 1956 in costante conflitto con i maschi. E che riesce a scoprire sé stessa attraverso gli incontri con celebrità maschili come Orson Welles, Arthur Miller, Henry Kissinger».

A Roma Miriam Leone lavora sul set della casa fiorentina di Edoardo, il falegname padre di Oriana, con le alte camere semibuie e i grandi mobili in noce scuro. Fra di esse si aggira come una sonnambula, reduce dal ricovero in clinica per un aborto spontaneo, ma soprattutto dal tormentato rapporto col collega giornalista Alfredo Pieroni (Maurizio Lastrico). «Ripensa a quando, appena quattordicenne, faceva la staffetta partigiana nascondendo i bigliettini con gli ordini nei capelli raccolti a trecce. Le stesse trecce che ritroveremo. sotto all'elmetto, nelle celebri foto che la immortalano in Vietnam».

Fondamentale per la trama di Miss Fallaci (cui la Leone ha anche collaborato come autrice) è proprio il travagliato amore per Pieroni, che la giornalista stessa aveva come insabbiato rispetto a quello, certo più eroico, per Aleksandros Panagulis. «Proprio lei, che era stata una Penelope alla guerra (come nel titolo del suo secondo libro di quegli anni) che cioè non si era mai accontentata delle posizioni defilate cui le donne erano allora costrette, rimane intrappolata da questo amore tossico, che rischierà di distruggerla - riflette la Leone -. Ma dal quale si rialzerà più forte di prima. È a questo punto che si concluderà la serie».

La quale, se coronata dal successo, potrebbe anche dare luogo ad una seconda stagione, «con gli episodi più celebri della sua vita, dagli anni 60 in poi». Intanto, tornare ad indossare grinta e ambizione di questa donna tanto complessa quanto stimolante, è stato per l'attrice come la chiusura di un cerchio. «Avevo amato moltissimo il personaggio già nel corto della Gonnella.

Per approfondirlo in vista di Miss Fallaci ne ho conosciuto l'unico erede, il nipote Edoardo Perazzi, che mi ha aperto la casa milanese di Oriana, quasi un suo museo, dove tutto è rimasto com'era, compreso il famoso elmetto. Nonché lo spirito di questa donna che da ragazza dormiva in una stanza piena di quei libri che la facevano viaggiare con l'immaginazione. Prima di partire davvero; e per il viaggio che le farà scoprire sé stessa».

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