Ecco come utilizzare i diari e le memorie dei gerarchi

Pubblichiamo lo stralcio inedito di una lezione tenuta da Renzo De Felice il 22 aprile 1991 agli studenti di Scienze Politiche dell’Università di Roma. Le trascrizioni di queste lezioni sono state ritrovate dal professor Perfetti mentre lavorava al suo volume

Ecco come utilizzare i diari e le memorie dei gerarchi
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Un libro di memorialistica, secondo me, serve molto per capirne l’autore, il suo mondo culturale e ideale, le sue idee politiche, i suoi stati d’animo. Però non giurerei mai su un libro di memorie e tanto meno giurerei sui libri di memorie scritti «a caldo». Sono più portato a dare maggiore credito a memorie scritte quando gli avvenimenti si sono «calmati», si sono, in certo senso, un po’ storicizzati.

Facciamo un caso tipico. Ai tempi della Rsi Mussolini pubblicò un «libretto di memorie», la Storia di un anno o Il tempo del bastone e della carota. Bene, io direi che non si tratta di una libro di memorie. È vero che in esso c’è la narrazione di una serie di fatti e di come lui li ha vissuti. Però è chiaro che su tratta di un opuscolo di propaganda politica. Mussolini scrive per spiegare la sua posizione, accreditare la tesi del tradimento etc.

La prova migliore di quello che sostengo ce l’offre proprio Mussolini. Lui scrive la Storia di un anno durante la Rsi, ma durante il periodo del suo arresto, cioè nel periodo che va da subito dopo il 25 luglio alla sua liberazione da parte dei paracadutisti tedeschi, egli butta giù una serie di annotazioni, i cosiddetti Quaderni pontini, che rivelano notevoli differenze di giudizio rispetto alla Storia di un anno e che contengono affermazioni che non si ritrovano lì. Inoltre scrive a Ponza poche paginette che sono una specie di ricostruzione della vicenda del 25 luglio. Bene, sono molto più attendibili queste poche pagine che non quelle molto più ampie e articolate contenute nel volume scritto nell’ottica di chi è tornato alla lotta politica.

Quando scrisse invece le annotazioni egli non pensava affatto a ritornare alla politica. E questo spiega le differenze (...

) Anche sui diari, voi mi direte, non ci si può fidare al cento per cento. Guardate: su questo io sono convinto: al cento per cento non ci si può fidare di nulla.

L’ottimo sarebbe poter esercitare un controllo incrociato magari con altre fonti diaristiche.

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