Una delle forme d'arte più amate dai giovani è quella dei fumetti manga giapponesi, che si presentano con uno stile e un racconto particolare che va oltre il semplice disegno e raccontano nella loro assoluta evoluzione, qualcosa di molto antico su un Paese lontano e di grande fascino. Caterina Rocchi, grande appassionata del Giappone e fondatrice della Lucca Manga School, ha riportato tutto questo in un delizioso libro per giovanissimi, dove insegna i primi rudimenti della tecnica manga. Ma non solo, mentre con la matita si tracciano le prime linee, il libro racconta molto di più facendo immergere i lettori in magiche atmosfere, curiosità e racconti della cultura nipponica.
Caterina Rocchi, lei è la fondatrice della Lucca Manga School, l'ha creata per far vivere una sua passione, o è stata una necessità visti i tanti appassionati del genere Manga?
"Lucca Manga School nasce in maniera decisamente particolare, perché non ho davvero mai pensato di aprire una scuola. Sono semplicemente una grande appassionata, vado e torno dal Giappone ogni anno da quando ne avevo 14 per studiare manga. Quando avevo 17 anni ho provato per la prima volta a invitare uno dei miei maestri dal Giappone in Italia, e questa si è rivelata per caso un'occasione per condividere con gli altri una parte di questa esperienza. L’idea iniziale era di fare un corso l’anno, ma nei 13 che è aperta questa scuola la situazione si è evoluta in quella che è ora il Lucca Manga School. Nel 2022 abbiamo avuto 1300 studenti con oltre 200 corsi, 18 insegnanti italiani e svariati ospiti speciali, sia online che nella nostra sede da oltre 1000mq. La crescita è stata incredibile, inaspettata e per questo ancora più soddisfacente".
Il genere Manga è stato un po’ rivoluzionario per noi occidentali. Cosa, rispetto al nostro tradizionale disegno, ha fatto la differenza secondo lei?
"Per me il successo dei media manga nel panorama editoriale, è la quantità di titoli per gli adolescenti. In Italia non abbiamo un'offerta nemmeno lontanamente paragonabile a quella giapponese, soprattutto per il target medie e superiori. Inoltre i manga sono apprezzati anche per le forti tematiche che affrontano, anche se questo, al contrario di quello che può sembrare, non è una brutta cosa. Leggere una storia di 'giganti che mangiano persone' può sembrare macabro, ma in realtà sono personaggi che abbiamo già incontrato in Pollicino e anche nell’Odissea con Polifemo. L’adolescenza è un’età in cui si ricercano un po’ le emozioni forti, e i manga sono perfetti per questo, utilizzano una serie di tecniche per catturare il lettore, soprattutto per quella specifica fascia di pubblico".
Ha detto che già a 14 anni faceva avanti e indietro dal Giappone. Cosa le ha insegnato quel Paese che in qualche modo ha modificato la sua vita?
"Sicuramente una cosa che mi è rimasta impressa è stato il rispetto per gli spazi comuni, che è veramente incredibile. Nei bagni pubblici è rarissimo vedere scritte sui muri come succede invece da noi. Da una parte è inevitabile, perché come ho imparato passando la maggior parte del mio tempo a Tokyo, è una città talmente grande e piena di gente che nessuno può permettersi di fermare l'ingranaggio senza creare enormi problemi. Anche solo sbagliando la direzione della metropolitana, sarebbe impossibile tornare indietro senza disturbare almeno una cinquantina di persone in un solo colpo. Credo che questa responsabilità a Tokyo si senta molto. Mi piacerebbe vedere lo stesso livello di rispetto per gli spazi comuni anche in Italia, il silenzio in treno, le panchine pulite, le file ordinate".
Nel suo libro insegna i primi rudimenti del manga, come fa da tempo nella sua scuola. Quanto questo tipo di disegno racconta un popolo, e come viene recepito dai giovani secondo la sua esperienza.
"Sicuramente c’è molto della cultura giapponese nel manga, che influenza anche la maniera in cui viene disegnato. Mi fa piacere vedere che gli appassionati di questo genere solitamente sono molto interessati anche a capire la cultura del Sol Levante. Ho colto l’occasione del libro per spiegare piccole cose, ad iniziare dal loro tradizionale modo di inchinarsi, che ha regole precise proprio come la nostra stretta di mano, ma nel libro ce ne sono molte altre ancora".
I tratti manga hanno la tipicità di essere "kawaii," ci spiega il significato e se è proprio questo ad attirare tanto.
"Kawaii è una parola giapponese che significa “carino”, ma anche se tanti artisti puntano su questo tipo di tratto, non tutti i manga sono kawaii. Sicuramente l’estetica kawaii è affascinante, perché anche questa adempie a una serie di regole ben precise e studiate al millimetro, con sottogruppi e particolarità che lo rendono un movimento artistico a sé da non sottovalutare, a mio parere. Quando pensiamo ai manga potremmo pensare agli occhi grandi e luminosi, ma in realtà ogni artista ha il suo stile ed i suoi tratti distintivi, quindi poi dipende da persona a persona".
A differenza dei cartoni più europei, che sono specificatamente o maschili o femminili, i manga sembrano essere indistintamente per entrambi i sessi. Si può dire che questo è un forte segno di inclusione?
"In realtà i manga hanno delle categorie molto precise divise per genere ed età, abbiamo fumetti per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne, e persino per la terza età. Ma, in queste categorie, c’è una certa libertà di spaziare da parte del pubblico, e anche da parte degli autori nei personaggi che vengono proposti. Spesso si incontrano personaggi atipici: ragazze che sono “il principe della scuola”, ragazzi che preferiscono la gonna ai pantaloni, personaggi che non è nemmeno chiaro a che genere appartengono. Hanno anche una fornitissima letteratura manga LGBTQ+. La maniera in cui vengono trattati certi temi dipende sempre dalla sensibilità dell’autore, ma sicuramente si incontrano personaggi al di fuori degli schemi, forse proprio perché in una società così schematica è divertente romperli".
Cosa dobbiamo apprezzare del Giappone e invece cosa il Giappone apprezza del nostro Paese?
"Secondo me una cosa che lega moltissimo il Giappone e l’Italia è il cibo. Come in Italia siamo pieni di ristoranti giapponesi, in Giappone ci sono tantissimi ristoranti italiani. Questo perché, a mio parere, entrambe le cucine hanno un principio in comune: ingredienti semplici e di alta qualità.
L’attenzione all’ingrediente ed il rispetto con cui viene preparato il cibo, è assolutamente un ponte per le nostre culture. Al di là di questo abbiamo sicuramente molto da imparare gli uni dagli altri, non solo nel mondo del disegno, ma nel mio piccolo intanto mi concentro su quello".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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