Sul grande schermo ecco la guerra davanti ai nostri occhi

Per gentile concessione dell'editore Inquadrature Perfette, pubblichiamo in questa pagina un ampio stralcio della Prefazione di Luigi Iannone al volume di Giuseppe Prezzolini Il cinema farà da sé. Pensieri e appunti di inizio secolo (a cura di Attilio Sodi Russotto, pagg. 64, euro 12) e uno degli articoli di Prezzolini in esso raccolti: è intitolato La guerra e il cinematografo e uscì su La Voce, IV, 34, il 22 agosto 1912

Sul grande schermo ecco la guerra davanti ai nostri occhi
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Un anno fa dalle colonne d'un giornale dove collaboro volentieri, m'auguravo sorgesse un cinematografo nazionale che, abbandonando le scene sentimentali e le avventure poliziesche, prendesse a far conoscere agli italiani il nostro paese, le sue glorie e le sue vergogne, le sue gioie e i suoi dolori, e permettesse a tutti di rendersi conto con i propri occhi, come sudino sangue i milioni d'oro che annualmente l'emigrato riversa in Italia, e quali difficoltà ed ostilità si debbano vincere nelle province irredente per mantener viva la nostra coltura.

L'occasione e la realtà, condizionate, come sempre, sono state offerte dalla guerra. I cinematografi si son trasformati in organi nazionali senza volerlo. Ecco che, accanto al giornalista di professione o improvvisato, lungo le trincee tripoline e cirenaiche, negli accampamenti, alla partenza e all'arrivo delle truppe, in marcia verso il nemico, s'è levato un altro occhio, quello del cinematografista, pronto a sorprendere nel loro moto gli avvenimenti per i quali tanti cuori e tante immaginazioni di italiani si affollan di sangue commosso e di care figure.

Anche io, da allora, vado spesso al cinematografo. Nat Pinkerton ha cessato d'inseguire col suo revolver da commedia i truci figuri; le coriste d'operetta e le comparse non fingono più con le loro disgraziate maniere i dolori di Maria Antonietta e le orge di Bianca Cappello. Sulla tela dello sfondo le groppe delle dune si inseguono, si stende il tappeto scintillante del deserto, i mille pennacchi delle palme ondeggiano al vento marino; poi gli agili ascari a salti, come cani da pastori, bianchi e pezzati, la carica dei bersaglieri, grigi come le nuvole di sabbia che a volte li avvolgono, e i mirabili artiglieri nell'atto di dar di spalla a un cassone su per l'erta d'un vallone pietroso.

Ecco la guerra davanti ai nostri occhi.

Le tende d'un ospedale immobili sotto lo sguardo implacabile del sole: e pare d'udirne escire lamenti. I generali in visita per l'oasi: un silenzio grave si stende intorno ad essi. L'arabo enigmatico s'accoccola col suo segreto d'odio e di disprezzo nascosto sotto un volto di pietra.

L'acqua preziosa tratta stilla stilla dai pozzi, divenuti centro della società umana, specie di chiesa e di fortezza, luogo di ritrovo e primo bene economico.

Il giornale mi lascia freddo. Al cinematografo comunico meglio col popolo italiano l'entusiasmo per i suoi figli di laggiù.

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