Immigrazione, emergenze climatiche, carestie, guerre e rivoluzioni. Questi e altri fenomeni, responsabili del disordine mondiale in cui viviamo, hanno un minimo comun denominatore: i prezzi delle materie prime. Sono le loro fluttuazioni a scatenare terremoti geopolitici da una parte all'altra dell'emisfero. "È l'applicazione in economia della teoria del caos: l'aumento del prezzo della farina a Chicago causa una rivolta in Tunisia", spiega Rupert Russell nel suo Guerre dei prezzi (Einaudi), un libro fondamentale per capire le dinamiche del presente in cui viviamo.
Alle origini delle apocalissi moderne
Che cosa c'entrano tra loro l'iperinflazione in Venezuela, la guerra in Ucraina, l'Isis in Iraq e la Brexit nel Regno Unito? L'aumento dei prezzi delle materie prime, definite in termini finanziari commodities, e cioè di quei beni che vengono scambiati sul mercato senza differenze qualitative.
Russell non documenta soltanto come nascono le apocalissi moderne, viaggiando in vari Paesi e toccando con mano cosa significa vivere tra le gang di Caracas, nelle trincee del Donbass o tra i pastori del Kenya; va addirittura oltre, cercando di risalire alle origini dei conflitti. Tutto ruoterebbe attorno ad un drammatico e misterioso oscillare dei prezzi dei beni essenziali.
Farina e grano, per intenderci, trattati da speculatori anonimi alla stregua di azioni finanziarie sulle quali scommettere, rilanciare, puntare contro e guadagnare sulle spalle dei comuni cittadini. I quali, dal canto loro, puntano il dito contro i flussi migratori che travolgono i rispettivi Paesi - agevolando così l'ascesa dei partiti populisti - senza però sapere che il "battito d'ali di farfalla" dietro alla fuga di quei migranti si troverebbe nel mondo della finanza.
Il ruolo del capitalismo finanziario
Nel suo libro Russell riduce gran parte della storia recente ad un gioco di moralità a somma zero, in cui il capitalismo finanziario globale viene accusato di seminare il caos nei Paesi in via di sviluppo. L'autore, che per le sue ricerche ha viaggiato in Iraq, Ucraina, Venezuela, Somalia e altri punti caldi, tenta di collegare "episodi disparati di caos grandi e piccoli".
La tesi di fondo è che gli eventi geopolitici avvenuti negli ultimi due decenni, tanto nelle più grandi democrazie quanto in luoghi remoti, non dovrebbero essere considerati "fiocchi di neve che fluttiano liberamente" bensì episodi "legati insieme in una valanga". Una valanga che sarebbe pronta a travolgere l'umanità.
Valanghe e tempeste
La valanga di cui parla Russell è formata da una serie di tempeste generate da molteplici scossoni che, nel corso degli anni, hanno interessato i mercati delle materie prime. Nel 2008, ad esempio, il prezzo del grano è schizzato alle stelle, innescando la primavera araba, l'azione di milizie terroristiche in Medio Oriente e la crisi dei rifugiati. Quello del caffé è invece crollato, spingendo altri migranti dal Guatemala al Messico, e quindi agli Stati Uniti.
E ancora: l'impennata dei prezzi del petrolio, presumibilmente gonfiati da Wall Street, ha incoraggiato Vladimir Putin ad ampliare le sue mire sull'Ucraina e sui Paesi confinanti con la Russia, mentre la loro fragorosa discesa ha scatenato il caos economico in Venezuela. Da qui avrebbero poi preso piede fenomeni come la Brexit, l'avvento di Donald Trump e Jair Bolsonaro.
La guerra dei prezzi
Russell ha individuato nei prezzi delle materie prime la "farfalla" dalla quale partirebbero i battiti d'ali che genererebbero, a loro volta, tempeste e valanghe politiche in tutto il mondo. Nel libro si sotiene che i prezzi comunicano scarsità, surplus o incertezza. Trasmettono informazioni e, a detta dell'autore, non sarebbero altro che i "motori del caos" in quanto "nascondono", diffondono "magia" e "manipolano". Detto altrimenti, sono strumenti che consentirebbero a pochi di arricchirsi a spese di molti.
Nel suo viaggio, Russell ha incontrato gli speculatori di beni primari che descrivono il funzionamento occulto di questi mercati altamente volatili, spiegando come il prezzo del grano può schizzare anche in anni di raccolti abbondanti, causando disordini per il pane e rivoluzioni. Allo stesso modo, i prezzi del petrolio possono crescere sulla base di semplici rumors, arricchendo e rafforzando allo stesso modo dittatori e terroristi.
Ebbene, questi choc dei prezzi non fanno altro che innescare disastri locali che si trasformano in catastrofi globali.
La conclusione ha lo stesso effetto di un pugno nello stomaco: a detta di Russell sono i prezzi caotici, alimentati da banche e fondi di investimento di New York e Londra, ad aver fatto crollare intere nazioni e diviso l’Occidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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