Una storia ambientata in una casa di riposo, tra memoria, amore e melodramma

Con "Il quaderno dell'amore perduto" Valérie Perrin scrive un romanzo struggente sull'importanza della memoria, ma anche sul coraggio di vivere la propria vita

Una storia ambientata in una casa di riposo, tra memoria, amore e melodramma

Valérie Perrin non è certo un nome sconosciuto ai frequentatori delle librerie. Il suo romanzo, Cambiare l'acqua ai fiori, è stato un vero e proprio fenomeno editoriale, esploso poi durante la pandemia e il lockdown, in cui ha conosciuto un successo inaspettato e travolgente. Sempre Edizioni E/O ha poi pubblicato il suo secondo romanzo, Tre, in cui l'autrice non solo confermava il suo talento, ma dava una vera lezione di scrittura a chi pensa di dover ricorrere necessariamente a vari ricatti emotivi per coinvolgere i lettori. Ora la casa editrice ha scelto di (ri)portare sul mercato Il quaderno dell'amore perduto, romanzo d'esordio dell'autrice già pubblicato in passato da Salani.

La storia è quella di Justine, una ragazza che vive in un minuscolo paesino francese e lavora in una struttura di accoglienza e cura per gli anziani. Dopo la morte dei genitori, avvenuti quando lei era molto piccola, Justine è cresciuta coi nonni, sviluppando una sorta di "anzianità riflessa". Abituata a stare soprattutto con persone molto, molto più grandi di lei, Justine si trova molto bene nella casa di riposo Le Ortensie. Ed è qui che è ospitata Hélène, una signora anziana ma elegante, che ormai non parla molto ma si estranea dalla realtà, immaginandosi seduta su una spiaggia, sotto un ombrellone, come se stesse aspettando qualcuno. È attraverso Hélène che Justine sente la storia del grande amore tra la donna e Lucien, un amore capace di vincere persino l'orrore della guerra. Intanto, nel presente, Justine deve vedersela con un misterioso personaggio che contatta i familiari degli anziani residenti a Le Ortensie e, con la bugia della loro dipartita, li "costringe" a far visita a coloro che sono chiamati i dimenticati della domenica.

Il quaderno dell'amore perduto è un romanzo che mette al proprio interno tantissimi elementi. Se, da una parte, Justine è un personaggio costruito per ricordare al lettore l'importanza di vivere la propria vita, di cogliere le occasioni e di non aver paura di gettarsi in nuove avventure, tutta la struttura del romanzo sembra invece voler sottolineare l'importanza della memoria. In effetti, a ben guardare, un essere umano conserva la sua individualità nel momento in cui ricorda chi è: è il bagaglio di esperienze fatte e di decisioni prese a renderci tutti unici e inimitabili. Non è un caso, allora, che la scrittrice abbia scelto di ambientare il suo romanzo in una RSA, dove la memoria diventa il bene più prezioso per coloro che sono costretti a veder scomparire pian piano i loro ricordi, lasciando al loro posto una nebbia incolore, che spesso è impossibile da attraversare. Da questo punto di vista la storia è struggente e necessaria, una lettura che appare ancora molto attuale e precisa, che mette il lettore davanti al terrore adamitico di guardare i propri genitori senza sentirsi riconosciuti, senza poter riconoscere i ricordi condivisi e costruiti insieme. Ed è con il sotterfugio dei "dimenticati della domenica" che la Perrin riflette ancora sul valore della memoria, sull'importanza di salvaguardare le nostre origini e le nostre radici, in un mondo che ormai guarda solo avanti e sembra non avere più tempo per guardarsi indietro.

Diviso su due piani temporali, Il quaderno dell'amore perduto tratta anche la storia d'amore tra Hélène e Lucien: è in questa parte che lo stile ancora acerbo della scrittrice mostra forse un po' troppo entusiasmo nel gettarsi a capofitto nel melodramma. In questo caso la Perrin mette forse troppa carne al fuoco: non che questo intacchi il valore del romanzo, ma rende più evidenti gli artifici messi in atto dalla scrittrice, dando quindi una sensazione di falsificazione della storia.

Detto questo, però, va riconosciuto a Il quaderno dell'amore perduto un ritmo che permette al lettore di divorare le pagine quasi senza accorgersene e, a parte qualche débacle sul senso di sospensione dell'incredulità, il romanzo è davvero una lettura potente, che non può lasciare indifferenti.

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