"In Italia pochi comprendono l’importanza che Taiwan riveste nello scontro tra Stati Uniti e Cina per la leadership del XXI secolo. Eppure quest’isola poco più grande della Sicilia, di appena ventitré milioni di abitanti, che produce i microchip più avanzati del mondo ed è circondata da acque dove transitano migliaia di miliardi di dollari di merci all’anno, suo malgrado potrebbe innescare la scintilla della Terza guerra mondiale: la tempesta perfetta ha qui il suo occhio del ciclone". Così racconta il giornalista Claudio Pagliara, nel suo ultimo libro: La Tempesta perfetta - Usa e Cina sull'orlo della Terza Guerra mondiale (Piemme), che nelle sue 288 pagine, da cui è difficile staccarsi, spiega come tensioni e ripicche commerciali, minacce a mezzo stampa, tentativi di nuove alleanze in corso nello scacchiere internazionale stanno configurando uno scenario non certo tranquillo, che pone anche domande importanti. Stiamo andando incontro a una escalation su scala planetaria? E inoltre, chi governerà il mondo nei prossimi anni? A dare una risposta proprio l'autore nella nostra intervista.
Il suo sembra un libro profetico, soprattutto guardando ora la situazione mondiale e gli schieramenti dei vari Paesi. Quali sono le cose, per chi non è un analista politico, che devono preoccupare?
"I riflettori del mondo sono giustamente accesi sul conflitto tra Israele e Hamas. Ma le intimidazioni militari cinesi nei confronti di Taiwan negli ultimi tempi si sono intensificate. Il 1° novembre, in sole 24 ore, 43 caccia cinesi si sono levati in volo verso Taiwan per poi tornare alla base. È un nuovo picco giornaliero. Le continue simulazioni di attacco servono a usurare il sistema difensivo dell'isola e a minare la volontà dei suoi 23 milioni di abitanti di respingere la riunificazione perseguita da Pechino. I taiwanesi, a grande maggioranza, il 72 per cento, si dicono pronti a combattere per difendere le libertà di cui godono e che sono negate al miliardo e quattrocento milioni di cinesi".
Nel libro si pone una domanda fondamentale, chi guiderà il mondo nei prossimi anni. L'America sembra un po' un gigante dai piedi di sabbia, l'Europa è ormai un continente vecchio e non solo su carta. A questo punto chi secondo lei?
"Sono già passati 23 anni di quello che frettolosamente alcuni analisti avevano definito il secolo cinese, eppure gli Stati Uniti ancora mantengono la leadership mondiale, sia pure in un contesto geopolitico più frammentato che in passato. È mia ferma convinzione che lo scontro in atto tra autocrazie e democrazie vedrà prevalere queste ultime, perché, con tutte le loro contraddizioni (e quella americana il 6 gennaio del 2021, l'assalto al Congresso, ha superato la prova recente più difficile) per loro natura tendono ad essere inclusive e a mobilitare tutte le risorse della società, mentre le autocrazie fanno calare paternalisticamente dall'alto decisioni prese da leader soli al comando, che inevitabilmente compiono errori madornali. Due esempi sui quali mi dilungo in "Tempesta perfetta": l'aggressione russa all'Ucraina, che aveva come obiettivo di allontanare la Nato dai confini e invece ha avuto l'effetto opposto; e la gestione cinese della pandemia, con l'insostenibile politica del Covid zero, che ha prodotto una semi-insurrezione popolare, quella dei "fogli bianchi", e costretto le autorità ad aprire il Paese senza un'adeguata protezione vaccinale".
Al contrario del passato, attualmente le guerre vengono scatenate per questioni di terra o questa è una scusa che nasconde solo interessi economici?
"A scatenare una guerra possono essere motivi territoriali, economici o ideologici o, più spesso, una combinazione di questi. Nel caso di Hamas, la motivazione è principalmente religiosa: la non accettazione che la terra dell'Islam - secondo una interpretazione radicale del Corano - possa essere amministrata da “infedeli”. Putin e Xi invece sembrano mossi da quel desiderio di "immortalità rivoluzionaria" descritto dallo psichiatra Robert Jay Lifton in un saggio del 1969 relativo a Mao Tse-tung. Ritengono che per ottenere l'immortalità il loro nome debba essere inscritto a caratteri cubitali nei libri di storia. Per questa ragione, Vladimir Putin sogna di resuscitare l'Unione Sovietica e Xi Jinping persegue il "rinascimento" della Cina, ovvero il ritorno al suo apogeo, l'impero Qing, quando 'l'Impero di mezzo' si riteneva il centro del mondo".
Come Taiwan, un'isola non più grande della Sicilia potrebbe scatenare la terza guerra mondiale?
"Taiwan si trova in una posizione geopolitica strategica, controlla rotte commerciali lungo le quali transitano migliaia di miliardi di merci e produce il 92 per cento dei microchip più avanzati del mondo, il vero oro nero del XXI secolo. Se gli Stati Uniti si rivelassero incapaci di difendere Taiwan da un’eventuale invasione cinese, anche il Giappone e la Corea del Sud scivolerebbero inesorabilmente nell'orbita di Pechino. Per questo, da due decenni, il Pentagono ha progressivamente spostato armamenti e uomini dal Medio all'Estremo Oriente. È lì che si gioca la battaglia decisiva per la leadership del pianeta".
Il Papa dice che è già in atto una guerra mondiale. In effetti guardando alla storia sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale, ci si è ritrovati in un conflitto globale scatenato da diversi focolai, un po' come succede ora… Secondo lei stiamo già vivendo una Terza Guerra Mondiale?
"Gli ucraini sono in guerra da quasi due anni. Il conflitto tra Israele e Hamas rischia di allargarsi a macchia d'olio. E la Cina potrebbe ritenere che questo è il momento migliore per invadere Taiwan, scommettendo che gli Stati Uniti, già impegnati ad aiutare l'Ucraina e Israele, non siano in grado di correre in soccorso dell'isola. Una tempesta perfetta si sta formando nei cieli del pianeta. Ma è possibile ancora prevenirla se l'Occidente resterà compatto nella difesa dei valori democratici che ne costituiscono l'anima come ha fatto finora aiutando l'Ucraina a difendersi dalla Russia. Gli Stati Uniti devono irrobustire le capacità difensive di Taiwan, come già in parte stanno facendo. E l’Europa inviare chiari segnali a Pechino che l’uso della forza per cambiare lo status quo dell’isola, gli costerebbe le stesse draconiane sanzioni imposte a Mosca per l’invasione dell’Ucraina. Solo con una adeguata deterrenza, forse, si potrà evitare il peggio".
La presidenza Biden è molto criticata, si dice che sia un presidente debole, troppo anziano per avere il polso fermo che servirebbe, lei come vede la situazione?
"Questo è un Paese che ha eletto Presidenti quarantenni. Il remake nel 2024 del duello delle presidenziali del 2020 non sarebbe salutare per l’immagine degli Stati Uniti nel mondo, visti i guai giudiziari che coinvolgono Donald Trump e l’età avanzata di Joe Biden. I sondaggi dicono chiaramente che gli elettori preferirebbero volti nuovi. Un anno in politica è un tempo lungo. Sorprese sono ancora possibili".
Nel libro riporta anche storie vissute, da dove è partito e cosa le hanno raccontato?
"Il mestiere del cronista è quello di aprire finestre e consentire ai lettori di guardarvi dentro. È quello che ho fatto durante tutta la mia carriera di corrispondente della Rai a Parigi, Gerusalemme, Pechino e ora New York. Un esempio. Nel mio libro racconto il primo impatto con New York, dopo cinque anni e mezzo in Cina. Prendo la metropolitana e mi sembra di aver fatto una tuffo nel passato. Pechino vince la sfida della modernità. Ma poi mi scopro sorpreso che sulla Quinta strada si possa tenere un sit-in sull’immigrazione senza che la polizia intervenga con durezza. La mente corre a Piazza Tiananmen, dove manifestazione di dissenso sono oggi inimmaginabili. Due storie di vita quotidiana da cui scaturisce una riflessione profonda: la sfida tra Stati Uniti e Cina non riguarda solo l’aspetto economico, ma soprattutto i valori".
Lo scoppio della guerra Ucraina ha detto che è parte di un progetto più ampio, le chiedo allora come si lega secondo lei l’attuale guerra Israelo- Palestinese, o meglio il conflitto tra Hamas e Israele con quello che ha raccontato lei nel suo libro.
"Hamas, e l’Iran che lo foraggia, vogliono distruggere Israele, avamposto dell’Occidente democratico in Medio Oriente. Non è certo un caso che Russia e Cina hanno messo il veto alla risoluzione presentata dagli Stati Uniti in Consiglio di sicurezza che condannava l’attacco terroristico del 7 ottobre e affermava il diritto di Israele di difendersi. Ciò che hanno in comune Hamas, la Russia e la Cina, nella diversità di tutto il resto, è il desiderio di distruggere democrazie vicine – Hamas vuole cancellare Israele, la Russia l’Ucraina e la Cina Taiwan. Il collante è il comune desiderio di indebolire la leadership statunitense".
Che ruolo gioca l’Italia, o meglio potrebbe giocare visto che la dipendenza dalla Cina è ormai qualcosa di tossico per il mondo?
"Bene ha fatto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a far capire che entro la fine dell’anno l’Italia non rinnoverà il memorandum sulla Via della Seta. Quattro anni fa, il governo ha fatto un regalo strategico alla Cina, è stato il primo (e unico) Paese del G7 ad aderire al progetto geopolitico di Xi Jinping, suscitando l’allarme degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, senza neppure ricavarne un vantaggio economico. In questi anni, il divario tra le esportazioni di merci italiane in Cina e le importazioni di merci cinesi in Italia è passato da un rapporto di uno a due a un rapporto di uno a tre.
Come spiego nel mio libro, Xi Jinping ha interrotto il processo di riforme economiche avviato da Deng Xiaoping. Ed il mercato cinese è diventato ancor più difficile per le imprese straniere. Resta un’opportunità, ma per poche e ben corazzate imprese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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