Chi è Xi Jinping? Che storia ha e di quali idee, interessi nazionali, economici e geopolitici è portatore? Sono le domande che si pone e a cui dà risposta Giorgio Cuscito nel libro Xi Jinping - Come la Cina sogna di tornare Impero (Piemme) con la prefazione di Lucio Caracciolo. La lunga marcia di un ragazzo diventato adulto in fretta, figlio di un importante collaboratore di Mao Zedong caduto in disgrazia e poi riabilitato. Dalla rivoluzione culturale nelle campagne, vissuta come un trauma, all’incontrastata ascesa allo scranno più alto del Partito comunista cinese. Negli ultimi dieci anni, Xi ha accentrato su di sé il potere decisionale in maniera schiacciante, al punto di diventare ufficialmente "nucleo" del Partito ed essere considerato il terzo politico cinese più importante di sempre dopo Mao e Deng Xiaoping. Ora il suo intento è quello di riportare la Repubblica Popolare ai fasti dell’era imperiale e di elevarla al medesimo scalino geopolitico dell’America. Un intento ambizioso di cui abbiamo parlato con l'autore nella nostra intervista.
Cosa l’ha affascinata della figura di Xi Jinping?
"Il fatto che la storia di Xi e della sua famiglia si intrecci fortemente con i momenti peggiori e migliori attraversati dalla Repubblica Popolare. A conferma del fatto che la storia di una collettività condiziona in maniera determinante quella del suo leader. Il padre Xi Zhongxun ha combattuto al fianco di Mao Zedong. Poi è stato epurato da Mao e nel periodo della rivoluzione culturale il giovane Jinping insieme ad altri giovani è stato mandato a lavorare in campagna. Per lui è stato un evento traumatico, che però ha innescato il suo percorso di ascesa negli anni Ottanta e Novanta, mentre la Repubblica Popolare registrava il suo boom economico".
Nonostante sia un personaggio noto in tutto il mondo, di lui si conosce davvero poco. Da dove è partito per scavare nella sua vita?
"Dalle fonti ufficiali. Soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, vi erano già diversi documenti e interviste aventi per oggetti Xi. Alcune affermazioni rilasciate dall’attuale presidente trasmettevano già le sue ambizioni di lungo periodo".
Il pensiero egemonico di Xi, un uomo dalle radici antiche ma catapultato in un'epoca moderna, rappresenta quello della Cina attuale o secondo lei viene in qualche modo imposto con il suo potere accentratore
"Le ambizioni del presidente incardinano un aspetto radicato nell’identità cinese. In particolare il recondito desiderio di superare il cosiddetto “secolo delle umiliazioni” subite dal paese per mano delle potenze straniere a cavallo tra le guerre dell’oppio e la fondazione della Repubblica Popolare. L’idea per cui la Cina oggi può tornare centro del mondo resta forte nella società. La quale tuttavia oggi attraversa una fase di difficoltà economica e sociale e desidera il miglioramento delle qualità della propria vita".
Come viene percepito dal suo stesso popolo al di là della facciata mondiale?
"È molto difficile stabilirlo. In Cina la figura del presidente e la sovranità del Partito comunista sono considerati argomenti sensibili. Tuttavia, il fatto che lo scorso anno in alcune città dei manifestanti si siano rivolti contro Xi chiedendo l’abolizione della politica zero-Covid indica che in quel periodo la fiducia nei confronti di Pechino ha vacillato. E il fatto che poco dopo le misure anti covid siano state rimosse segnala che Xi non è indifferente all’umore della popolazione".
Lei che in qualche modo ha approfondito la sua personalità, pensa che sia più interessato al potere economico del suo Paese o a quello egemonico.
"Le grandi potenze non vivono solo di economia. Credo che Xi sia più interessato ad accrescere la caratura generale della Repubblica Popolare sul piano geopolitico anziché concentrarsi solo sul suo status economico. Non a caso la parola chiave della sua “éra” è “sicurezza”. Xi chiede alla popolazione di essere pronta ad affrontare i momenti duri, inclusi la competizione con gli Stati Uniti e nel peggiore dei casi uno scontro con essa per Taiwan".
Le posizioni prese dal governo cinese, anche se non apertamente, sono comunque a vicine a Russia, Palestina, questo è legato all’idea, che è il fulcro del suo libro, ovvero la Cina che sogna di tornare Impero?
"L’appoggio alla Palestina e il partenariato con la Russia (non una vera alleanza) fanno parte delle attività diplomatiche cinesi finalizzate al potenziamento del soft power cinese in Eurasia e al respingimento del contenimento americano. Pechino punta su Mosca per non essere accerchiata da Washington e dai suoi alleati, ma Xi non si fida fino in fondo di Putin. Soprattutto dopo che ha invaso l’Ucraina, danneggiano le nuove vie della seta".
L’atavica lotta, (mi viene in mente anche Taiwan) con gli Stati Uniti da dove nasce?
"Nasce dalla rotta di collisione strategica tra Pechino e Washington. La Repubblica Popolare vuole dominare i mari cinesi e rompere il contenimento americano per accedere al Pacifico. Washington si oppone perché vuole preservare il ruolo di prima potenza marittima al mondo".
Cosa è la Cina oggi e cosa vuole nel prossimo futuro
"L’obiettivo di partenza è assicurarsi una propria sfera d’influenza in Estremo Oriente ed essere riconosciuta dall’America come un soggetto di pari livello. Per poi magari ambire al superamento della superpotenza a stelle e strisce.
A ogni modo, questo percorso è ostacolato da molteplici fattori domestici ed esteri, a cominciare naturalmente dall’opposizione di Washington, dal carente soft power cinese e dal declino demografico della Repubblica Popolare. Il quale indica una scarsa fiducia dei giovani cinesi nel futuro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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