A Più libri più liberi, la seconda fiera del libro italiana, va in scena tutta l’ipocrisia dell’intellighenzia e di una certa cultura a senso unico. Nelle ultime ore, dopo una serie di forfait, anche il fumettista Zerocalcare ha annunciato che non parteciperà alla fiera (dove avrebbe dovuto presentare un suo libro) per protestare contro la decisione della direttrice Chiara Valerio di invitare il filosofo Leonardo Caffo.
Ripercorriamo quanto accaduto nei giorni scorsi. Dopo aver deciso di dedicare la manifestazione a Giulia Cecchettin, la direzione di Più libri più liberi ha invitato a presentare il suo ultimo libro Leonardo Caffo, filosofo imputato per lesioni e maltrattamenti nei confronti della ex compagna. Appena si è diffusa la notizia dell’invito, varie femministe ma anche scrittori, alcuni editori e numerosi lettori hanno protestato in particolare sui social network. Caffo ha così deciso di fare un passo indietro ma la direzione della fiera ha difeso la scelta di invitarlo appellandosi al garantismo poiché il filosofo non è stato condannato ma è ancora sotto processo. Nei giorni seguenti le proteste sono proseguite anche con l’annuncio di boicottare l’evento da parte di vari autori e il 25 novembre (giornata contro la violenza sulle donne), con una mossa che ha tanto il sapore di marketing, sono arrivate le scuse della direzione che ha messo a disposizione delle associazioni femministe e dei centri anti violenza la sala in cui si sarebbe dovuto presentare il libro di Caffo, una decisione che non solo non ha placato le polemiche ma le ha accentuate.
Si tratta in realtà di una vicenda che racconta tutta l’ipocrisia di una certa cultura.
Anzitutto per l’iniziale invito a Caffo, non conosciamo il filosofo ma diciamoci la verità: se non appartenesse a un certo circoletto editoriale e culturale (che alcuni definiscono amichettismo) non sarebbe stato invitato. Difficilmente uno scrittore o un filosofo conservatore imputato per maltrattamenti alla sua ex compagna avrebbe avuto spazio in una fiera del libro.
In secondo luogo l’appellarsi al garantismo (principio che viene usato solo quando fa comodo) aveva un senso ed era comprensibile poiché Caffo non è stato condannato e, fino a prova contraria, potrebbe essere innocente e assolto nel processo ma il passo indietro su questa posizione dopo i commenti sui social network e degli autori è inaccettabile, se si crede nel garantismo si difende un principio a prescindere dalle pressioni e non si fa un passo indietro per convenienza.
In terzo luogo stiamo assistendo al ritorcersi contro delle battaglie di un
certo femminismo ideologico (e incapace di essere dialogante) che ora subisce chi lo ha portato avanti per anni. Da qualsiasi lato si guardi questa vicenda è un grande pasticcio, più libri ma meno liberi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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