Roma - Dentro o fuori dall’euro? Una domanda secca. Però decisiva, soprattutto in una congiuntura come quella nella quale la nostra economia si trova ad annaspare. Il sondaggio del sito internet del Giornale non lascia margini di interpretazione: oltre il 70 per cento vuole tornare a un conio nazionale. Solo il 29 per cento crede ancora all’euro e al ruolo della moneta unica. Sono lontani, insomma, i tempi di Maastricht ( 1992) quando nasceva la moneta che doveva sostituire il virtuale Ecu. Insomma non solo in Grecia e Spagna l’argomento tiene banco. Anche da noi inizia a farsi largo il movimento di ritorno all’indipendenza monetaria. Segno non solo che la politica monetaria scricchiola da tutte le parti ma anche che la politica economica dell’Unione Europea non riesce più ad arginare problemi di fondo come recessione e disoccupazione.
E l’uscita dall’euro (con annessa sfiducia nella Comunità europea) non è solo argomento forte dei nostri lettori. Basti andare a vedere i risultati ottenuti da un sondaggio commissionato all’istituto Swg dalla trasmissione Agorà (Rai3). Secondo i dati raccolti, crolla la fiducia degli italiani nell’Ue. Quest’anno l’apprezzamento dei nostri concittadini per l’istituzione europea si attesta al 32 per cento, registrando una perdita di più di 20 punti (-22%) rispetto ad appena due anni fa (54% nel 2010). Molto al di sotto della soglia del 50 per cento anche la fiducia degli italiani nell’euro, che si attesta al 35 per cento. Un italiano su tre sarebbe addirittura favorevole a che il nostro Paese esca dalla compagine comunitaria (35 %).
Non siamo ancora alla maggioranza degli italiani, ma il fatto che oltre un terzo dei votanti sarebbe disposto a votare sì in un ipotetico referendum dimostra come l’istituzione, nata sulle macerie della Comunità Economica Europea, non sia più in grado di rappresentare valori comuni e soprattutto obiettivi condivisi. Insomma il sondaggio la dice lunga sul grado di apprezzamento del modo in cui le decisioni di Bruxelles finiscono per incidere sulla vita di tutti noi. L’ingresso dell’Italia nell’Unione europea, inoltre, non avrebbe dato alcun vantaggio secondo il 36 per cento del campione, mentre il 22 per cento ritiene addirittura che la bandiera europea abbia portato qualche svantaggio. Lo stesso istituto demoscopico il giorno prima aveva presentato un altro sondaggio, commissionato dalla Confesercenti. In questo caso, però, le domande non vertevano più su giudizi relativi alle istituzioni europee, quanto su previsioni circa la loro tenuta nei prossimi mesi. Secondo questo studio il «58% degli intervistati è convinto che l’euro reggerà anche se con difficoltà, mentre un 11% è ancora più fiducioso e non vede pericoli di sorta. Solo il 17% è invece decisamente pessimista». Per Confesercenti questa tenuta dell’euro nell’opinione pubblica italiana può rapidamente mutarsi in «euroscetticismo».
Soprattutto se «i mercati non percepiranno che c’è vera coesione fra gli Stati membri e, per quel che ci riguarda, se l’Italia non imboccherà con decisione un percorso di crescita».
Occhi puntati, insomma, sul prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. È dai risultati che si otterranno in quella sede che si potrà valutare con precisione se le previsioni più fosche degli euroscettici hanno o meno un fondamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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