Lettori scatenati: 7 su 10 rivogliono il vecchio conio

Dentro o fuori dall'euro? I lettori del sito del Giornali non hanno dubbi. E un'indagine Swg rivela: solo il 32% degli italiani ha fiducia nelle istituzioni Ue

Roma - Dentro o fuori dall’euro? Una domanda secca. Però decisi­va, soprattutto in una congiuntu­ra come quella nella quale la no­stra economia si trova ad anna­spare. Il sondaggio del sito inter­net del Giornale non lascia margi­ni di interpretazione: oltre il 70 per cento vuole tornare a un co­nio nazionale. Solo il 29 per cento crede ancora all’euro e al ruolo della moneta unica. Sono lonta­ni, insomma, i tempi di Maastri­cht ( 1992) quando nasceva la mo­neta che doveva sostituire il vir­tuale Ecu. Insomma non solo in Grecia e Spagna l’argomento tie­ne banco. Anche da noi inizia a farsi largo il movimento di ritor­no all’indipendenza monetaria. Segno non solo che la politica mo­netaria s­cricchiola da tutte le par­ti ma anche che la politica econo­mica dell’Unione Europea non riesce più ad arginare problemi di fondo come recessione e disoc­cupazione.

E l’uscita dall’euro (con annes­sa sfiducia nella Comunità euro­pea) non è solo argomento forte dei nostri lettori. Basti andare a vedere i risultati ottenuti da un sondaggio commissionato al­l’istituto Swg dalla trasmissione Agorà (Rai3). Secondo i dati rac­colti, crolla la fiducia degli italia­ni nell’Ue. Quest’anno l’apprez­zamento dei nostri concittadini per l’istituzione europea si atte­sta al 32 per cento, registrando una perdita di più di 20 punti (-22%) rispetto ad appena due an­ni fa (54% nel 2010). Molto al di sotto della soglia del 50 per cento anche la fiducia degli italiani nel­l’euro, che si attesta al 35 per cen­to. Un italiano su tre sarebbe addi­rittura favorevole a che il nostro Paese esca dalla compagine co­munitaria (35 %).

Non siamo an­cora alla maggioranza degli italia­ni, ma il fatto che oltre un terzo dei votanti sarebbe disposto a vo­tare sì in un ipotetico referendum dimostra come l’istituzione, nata sulle macerie della Comunità Economica Europea, non sia più in grado di rappresentare valori comuni e soprattutto obiettivi condivisi. Insomma il sondaggio la dice lunga sul grado di apprezzamen­to del modo in cui le decisioni di Bruxelles finiscono per incidere sulla vita di tutti noi. L’ingresso dell’Italia nell’Unione europea, inoltre, non avrebbe dato alcun vantaggio secondo il 36 per cento del campione, mentre il 22 per cento ritiene addirittura che la bandiera europea abbia portato qualche svantaggio. Lo stesso istituto demoscopico il giorno prima aveva presentato un altro sondaggio, commissio­nato dalla Confesercenti. In que­sto caso, però, le domande non vertevano più su giudizi relativi alle istituzioni europee, quanto su previsioni circa la loro tenuta nei prossimi mesi. Secondo questo studio il «58% degli intervistati è convinto che l’euro reggerà anche se con diffi­coltà, mentre un 11% è ancora più fiducioso e non vede pericoli di sorta. Solo il 17% è invece deci­samente pessimista». Per Confe­sercenti questa tenuta dell’euro nell’opinione pubblica italiana può rapidamente mutarsi in «eu­roscetticismo».

Soprattutto se «i mercati non percepiranno che c’è vera coesione fra gli Stati mem­bri e, per quel che ci riguarda, se l’Italia non imboccherà con deci­sione un percorso di crescita».

Occhi puntati, insomma, sul prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. È dai risultati che si otterranno in quella sede che si potrà valutare con precisione se le previsioni più fosche degli eu­roscettici hanno o meno un fon­damento.

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