L'Ia azzera il diritto d'autore. L'altolà (giusto) della Siae

La società chiede al legislatore decisivi limiti normativi. "La creatività non è un algoritmo". Danni per 22 miliardi

 Giulio Rapetti Mogol
Giulio Rapetti Mogol
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Già l'hashtag è vincente: #CopyOrRight, ossia copia o diritto. E rende bene l'idea della campagna di sensibilizzazione lanciata ieri dalla Siae durante la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore. L'obiettivo è di sensibilizzare il legislatore che, dopo l'ok del Senato, ora alla Camera sta affrontando un disegno di legge sui margini d'azione dei grandi player che hanno in mano i motori della Intelligenza Artificiale. Per evitare che, come spesso accade, temi delicatissimi vengano affrontati senza gli indispensabili contrappunti tecnici, la Siae chiede innanzitutto che gli autori possano impedire preventivamente a terzi di sfruttare i propri contenuti creativi e, poi, di ottenere una maggiore trasparenza su come l'Intelligenza Artificiale è stata e sarà «addestrata». Non si tratta di una battaglia marginale o di un cavillo lontano dalla realtà. Si tratta della sopravvivenza libera e spontanea della creatività umana. E non solo. Tanto per capirci, la Cisac, ossia la Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori, ha stimato che entro il 2030 la perdita di autori di musica e audiovisivo potrebbe arrivare a 22 miliardi di euro, praticamente quanto la manovra finanziaria di uno Stato del G7. Dopotutto il fenomeno è sotto gli occhi di tutti ogni giorno grazie a fenomeni come la «ghiblizzazione» di qualsiasi immagine (per capirci, grazie alla funzione di generatore immagini IA, oggi è possibile creare opere nello stile onirico dello studio Ghibli con un semplice prompt). Il tutto nel totale disinteresse del diritto d'autore. «La creatività non è un algoritmo» dice Salvatore Nastasi, presidente della Siae, della quale il presidente onorario è Mogol (nella foto). Lo scenario è delicatissimo e riguarda tutti, non soltanto i ricchi musicisti. Come ha spiegato un mese fa Enzo Mazza, ceo della Fimi, «la posizione delle piattaforme è chiara.

Dopo aver rastrellato indiscriminatamente i contenuti protetti da copyright, vorrebbero evitare qualsiasi forma di accordo o licenza». Perciò giusto che la Siae faccia di tutto per richiamare l'attenzione sul problema dei problemi. Sperando che il legislatore non ceda a inutili compromessi.

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