Camminando da Manhattan fino a Brooklyn c'è una “street art” tutta da scoprire ed ammirare con il naso rivolto all’insù.
Un’arte urbana che molto spesso rappresenta la bellezza ma anche valori, idee e messaggi che arrivano diretti ad un pubblico più ampio di quello che frequenta musei, rivelandosi come una possibilità altamente visibile di fare arte.
"I Coraggiosi dell’11 Settembre” tra tutti i murales presenti a New York rappresenta con la sola emblematica immagine di un pompiere la tragica storia della città nel suo giorno più buio. Ed è lì, sopra le teste di tutti i passanti (curiosi turisti o frettolosi newyorkesi) a ricordare in ogni stagione il dolore ma anche la speranza che infondono gli atti di coraggio.
Realizzato dal celebre artista brasiliano Eduardo Fernandes Léo, in arte Kobra, svelato al pubblico l’11 settembre del 2018, il murale si trova fuori dal circuito turistico più battuto di Times Square, della 5 Strada o della blasonata Park Avenue. Per ammirarlo bisogna dirigersi verso Midtown Est, sulla 49 esima strada, vicino alla 3a, al numero civico 780.
Lì, tra farmacie, banche, uffici e qualche raro albero a foglia caduca che fa da cornice, si staglia il muro di un edificio di 8 piani, un tempo spoglio ed anonimo, dove ora torreggia la gigantesca immagine di un pompiere accovacciato sul ginocchio destro.
Il capo chino è protetto dall’elmetto con visiera. Il volto è appoggiato, quasi abbandonato, sul dorso delle mani sovrapposte, nascoste dai guantoni da lavoro che afferrano il manico dell’ascia rossa per cercare sostegno. Sullo sfondo la bandiera americana dipinta verticalmente. Le due strisce sulla parete, come spiega Kobra nelle interviste rilasciate, sono lì a rappresentare le torri gemelle. Le stelle poste sul pavimento, su cui poggiano i robusti scarponi da lavoro del pompiere, identificano le vittime.
Impossibile individuare l’identità del protagonista, si scorge solo un lembo di guancia che potrebbe far pensare ad un uomo con la pelle scura. Ma poco importa chi sia. Questo gigante non deve far parlare di sé. Egli incarna i Vigili del Fuoco, eroi umani che con coraggio si sono sacrificati per gli altri, fino anche a perdere la loro vita.
Eppure, l’uomo che ha ispirato quest’opera un volto ed un nome ce li ha: si tratta del pompiere Mike Bellantoni. Il giornalista free lance Matthew McDermott lo ha immortalato vent’anni fa con uno scatto premiato e divenuto celeberrimo.
Colto in un momento che racconta lo stremo fisico e psicologico, genuflesso, ricoperto di polvere nella sua ampia e pesante tuta, afferrato all’ascia rossa, egli è divenuto, suo malgrado, l’emblema del coraggio, del sacrificio e degli atti eroici compiuti dal tanto amato e popolare corpo dei Vigili del Fuoco di New York ( NYFD). Così Kobra si è lasciato ispirare da questa fotografia e l’ha reinterpretata attraverso la sua sensibilità.
Ha modificato il colore della tuta grigia impolverata con una multicolore, pulita e brillante, dai toni sgargianti, che secondo l’autore simboleggiano con la loro vivacità la vita. Ed ha dipinto un messaggio sull’elmetto che rimane scolpito nella memoria. Il numero che si legge chiaramente non indica la stazione alla quale il vigile del fuoco appartiene, né l’autopompa con la quale opera, come nella foto originale. 343 è un bollettino di guerra e corrisponde al numero delle vittime che facevano parte del NYFD ( New York Fire Department) cadute l’11 settembre.
La storia di questi eroi umani, che non amano prendersi troppi meriti perché ritengono di aver semplicemente compiuto la loro missione e rifuggono la spettacolarità e i riflettori, non si conclude con la perdita numerica di 343 unità nel giorno più buio, come ben ci ricorda il murale. A distanza di 20 anni, l’11 settembre continua a mietere vittime tra le fila dei Vigili del fuoco e di tutti i soccorritori.
L’ultima fotografia delle condizioni di salute dei membri del NYFD la fornisce il World Trade Center Health Program in uno studio dettagliato (un programma di prevenzione gratuito istituito per monitorare nel tempo lo stato dei soccorritori e per fornire aiuto e supporto anche psicologico).
Si parla di 16,000 pompieri esposti a sostanze tossiche durante il lavoro prestato nel giorno della tragedia e nei 10 mesi successivi all’11 settembre. Il mancato uso di maschere protettive adeguate (nemmeno disponibili nei primi periodi) e respiratori ha esposto i soccorritori all’inalazione di vere e proprie nubi di polvere, particolati, gas nocivi ed agenti chimici che hanno compromesso, in alcuni casi irrimediabilmente, lo stato di salute dei pompieri e di tutto il personale paramedico.
Patologie alle basse ed alte vie respiratorie, reflusso gastroesofageo, malattie a lento decorso che impiegano decenni prima di manifestarsi come l’abestosi (cicatrizzazione del tessuto polmonare da inalazione di polvere di asbesto, cioè l’amianto) e il mesotelioma (tumore maligno anch’esso associato soprattutto all’esposizione all’amianto) sono le più diffuse.
Ad oggi, secondo lo studio citato, a 3.097 membri è stato diagnosticato un cancro ed in alcuni casi più di uno, oltre alla depressione e alle malattie mentali manifestatesi nel corso degli anni, in seguito al tragico vissuto. “Il 98% dei membri aveva perso qualcuno che conosceva e il 71% aveva perso un amico intimo che lavorava nel NYFD” e nonostante ciò ha continuato a lavorare senza però rielaborare il lutto.
Gli eroi umani, in quanto tali, nonostante il coraggio e lo spirito di abnegazione sono fallibili e nella vita reale si ammalano e muoiono. E da quell’ 11 settembre in cui sono deceduti 343 uomini impegnati nei soccorsi, il conteggio delle vittime non si è più arrestato.
Altri 257 sono stati aggiunti al Memorial Wall, purtroppo ampliato per accogliere tutti i nomi delle vittime di malattie correlate a questo 11 settembre senza fine. Lo ha spiegato bene Daniel Nigro, Commissario dei Vigili del fuoco di New York, quando in una toccante cerimonia tenutasi in presenza dei famigliari nella sede di Brooklyn ha aggiunto gli ultimi 25 nomi di "Coraggiosi".
Eppure, in questo tragico quadro che parla di morte e malattie c’è spazio per la speranza, perché questi eroi hanno anche il potere di stimolare lo spirito di emulazione, una volta tanto positivo.
Alcuni tra i figli stessi dei vigili del fuoco, rimasti orfani in tenera età in quel tragico giorno o successivamente perdendo un padre a causa del cancro, hanno deciso di seguire le orme del genitore e hanno cominciato ad arruolarsi nel NYFD. Fieri, con il desiderio di portare avanti il sogno di un papà che considerano un eroe, vogliono proseguire nella sua missione e far rivivere l’eredità ricevuta, per non dimenticare, come riporta un articolo del New York Post datato 7 settembre 2019.
Ma è facile ricordare per chi è stato personalmente coinvolto, anche solo in modo indiretto.
Meno lo è invece per chi in quella data non era ancora nato.
Così, quando le celebrazioni ufficiali si concludono e si torna alla vita quotidiana, inaspettatamente un’opera d’arte è lì a richiamare quell’evento.
La si può scorgere per caso, anche ignari della sua esistenza e del suo significato ma se la si incrocia con lo sguardo si è rapiti dai colori allegri e dalla gigantesca figura sofferente ma dignitosa ed eroica che torreggia sull’edificio.
Difficile non fermarsi un attimo per osservarla attentamente: suscita meraviglia, fissa un ricordo, anima un sentimento di compassione ma lascia spazio al senso di ammirazione che nasce alla vista del più Coraggioso, dell’eroe umano, segno inequivocabile che
l’opera d’arte ha compiuto la sua funzione catartica.”Ricordare per non dimenticare” ripetono come un mantra i newyorkesi e forse anche imitare ispirarandosi a modelli positivi a cui anche un murale educativo può dare risalto.
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