Schiaparelli: i tre colori di una realtà surreale

La settimana dell'alta moda a Parigi comincia con l'emozionante sfilata di Schiaparelli: lo stilista Daniel Roseberry punta su bianco, nero ed oro per raccontare una storia speciale

Schiaparelli: i tre colori di una realtà surreale

Il cielo come luogo di fuga dal caos ma anche come casa di una mitica sacerdotessa al tempo stesso dea ed aliena”. Daniel Roseberry, 35 anni, da due direttore creativo di Schiaparelli, esordisce così nel raccontare l'alta moda della prossima estate in passerella ieri a Parigi.

È un momento topico per il giovane designer texano che torna a sfilare in presenza per la prima volta dall'inizio della pandemia proprio quando la Francia supera i 500.000 contagi al giorno. Come se questo non bastasse, la settimana dell'alta moda parigina comincia con la tristissima notizia della morte di Thierry Mugler, un grande visionario a cui il Musée Des Arts Décoratifs sta dedicando (fino al prossimo 22 aprile) una bellissima mostra intitolata Couturissime. Inevitabile dunque porsi delle domande esistenziali sulla funzione stessa della couture che è un'elegante assurdità acquistabile solo dalle donne più più ricche del mondo. Roseberry si chiede infatti che senso abbia lavorare sul surrealismo che è stato la cifra stilistica e culturale di Elsa Schiaparelli quando la realtà di questo nostro tempo supera qualsiasi fantasia. La sua risposta è poetica e al tempo stesso struggente: nessun colore tranne bianco, nero e oro per raccontare con la massima semplicità possibile una complicata ricerca di forme e decorazioni nuove.

Daniel Roseberry, Schiaparelli

Si comincia da un fulminante abito nero a forma di T punteggiata da grandi bottoni d'oro per poi arrivare a un'incredibile vestito-scultura fatto da innumerevoli strutture in metallo dorato. In mezzo c'è di tutto: il tubino nero sormontato da un gigantesco accessorio fatto come i mobiles di Calder e il cappotto tutto d'oro che trasforma qualunque donna in una dea.

Non manca il vestito-bustier da cui parte una sorta di gabbia con le sottili sbarre metalliche che danzano attorno al corpo della donna. Uno dei modelli più semplici è come uno scrigno portagioielli, mentre in almeno due casi la parte superiore del corsetto letteralmente vola via dal busto della modella.

Schiaparelli, vestito dorato


Ho pianto così tanto in questo periodo – confessa il designer – a ogni prova dei 23 capi della collezione mi chiedevo che senso avesse quel vestito o quell'accessorio in un momento come questo, cosa avrei potuto fare di più e di meglio per espandere il mondo Schiaparelli nella contemporaneità”. Il risultato è davvero sensazionale perché al rigore cromatico dei tre non-colori corrisponde una ricchezza sconfinata di forme e volumi: cappe come grafiche gorgiere monacali, abiti come colonne su cui esplodono piumaggi surreali, semplici calzoncini da ciclista con giacche che al posto dei revers hanno dei dischi volanti.

Schiaparelli, modelli


Ad applaudire lo show, che si è svolto al Petit Palais, sono accorsi altri due giovani designer di talento: Olivier Rousteing di Balmain e Simon Porte di Jacquemus. Poi c'erano Chiara Ferragni e Kanye West che insieme su Instagram fanno 36.3 milioni di follower e soprattutto Diego Della Valle, l'imprenditore che dopo aver rilevato lo storico marchio fondato nel 1927 da Elsa Schiaparelli, nel 2013 ha iniziato una capillare operazione di rilancio. Pare sia stato lui a scegliere tra mille il designer texano che di sé dice: “Sono figlio fratello e cognato di preti anglicani mentre dalla parte di mia madre ci sono tanti artisti a cominciare da lei. Credo sia per questo che nel disegnare penso sempre alla sacralità del corpo”.

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