L'imperatore Rocca verso i seniores

L'imperatore Rocca 
verso i seniores

Costantino Rocca (nella foto), l'imperatore del nostro golf, che ha saputo esprimersi a livelli di risultati internazionali mai raggiunti da altri italiani in un secolo di storia, sta affrontando una svolta di attività e di vita. Ieri ha compiuto infatti 50 anni e dunque formalmente si trasferisce nel satellite dei seniores, pur senza lasciare completamente il pianeta di quel Tour europeo "Under Fifties" che per oltre un ventennio ha frequentato con onore.

Ma come si profila il suo futuro?
«Credo che nel 2007 parteciperò ancora, visto lo spessore del mio passato e magari a invito, a qualche tappa del Tour europeo. Entrerò comunque nel Tour europeo seniores. Sarò uno dei più giovani, con nuove speranze. E, dipenderà da come avrò giocato in precedenza, mi piacerebbe tentare la carta americana di settore. Nel frattempo continuerò a inseguire la sede più adatta dove fondare e far crescere la mia scuola di golf: io e l'amico Romolo Napoleoni stiamo studiando insieme il piano che offra un campo pratica di 350 metri con annesse le aree di allenamento specifico e le strutture idonee alla completezza dell'impianto. Insomma, voglio fare le cose giuste, creare un'accademia dove il golfista acquisisca elementi di obiettivo miglioramento che, quando ci è entrato, non aveva. Infine non escludo un'altra variante del percorso che mi aspetta: disegnare campi da golf visto pure che, da disegnatore meccanico, ho una certa confidenza con i progetti da tradurre nero su bianco».

Emozioni, malinconie?
«Mi dispiacerà sentirmi ai margini di quello che per tanto tempo è stato il mio mondo. Però io sono una persona che combatte e combatterà sempre, anche da senior, una persona che non ha mai mollato e mai mollerà. Ma ci sono momenti nella vita in cui devi dire: ok, il capitolo è chiuso. Nell'avvertire in me un sottile senso d'infelicità, posso confessare che nella mia carriera ho cercato di dare il massimo di me stesso. E alla fine, largo ai giovani».

Errori che non ripeterebbe?
«Guardando indietro non sento di dovermi rimproverare con severità, anche perché quei dieci anni in cui ho lavorato in fabbrica sono stati fondamentali per allargarmi le spalle e dare forza alla mia coscienza e al mio cervello. Certo, come professionista del golf, ristudiando i colpi di alcune tappe del mio lungo viaggio, credo che forse avrei potuto vincere sei-sette tornei in più, tra i quali, magari, l'Open d'Italia».

Le perle più belle della sua collana?
«Tutte. Però non potrò mai scordare, in particolare, la Ryder del '97 in cui battei Tiger Woods, il play-off con Daly al British Open del '95, la vittoria del '96 nel PGA: sconfiggere a casa loro gli inglesi nel secondo torneo più importante dopo il British Open mi ha ripagato dei tanti sacrifici miei e della mia famiglia che mi è sempre stata vicina anche se io non c'ero. Insieme abbiamo sofferto e vinto».

Diceva prima: largo di giovani. Quali, da noi? Soltanto i fratelli Molinari?
«I talenti autentici che si contano in Italia non sono pochi. Il fatto è che in Italia abbiamo un problema: troppi ragazzi affrontano il salto del fosso profondo e largo che nel golf divide il dilettantismo dal professionismo senza essere preparati a quel salto che pretende continui stimoli di miglioramento, fatica e sacrifici crescenti, piena coscienza delle difficoltà da affrontare. Un esempio di top? Tiger Woods, genio straordinario ma anche instancabile lavoratore del golf. Ecco, nei confronti di altri ragazzi italiani, i due Molinari si sono avvicinati al fosso avendo già in qualche modo, da dilettanti, l'animus dei professionisti. E non è poco. Naturalmente, dovranno fare esperienza».

Francesco, il figlio di Costantino, ha lasciato il calcio e ha cominciato a giocare a golf. Promette?
«Gioca da poco ma è già handicap 9. Dice che da grande intende fare il medico pediatra.

Io per ora non voglio che il golf lo distragga dai suoi studi al Liceo scientifico. Se poi un giorno, chissà... diventasse anche un professionista del golf, spero che mi accetti come maestro, oltre che di vita, anche di golf».

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