«Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore», le parole del «Te Deum» («Te Deum laudamus: te Dominum confitemur»). Ogni anno, il 31 dicembre, il rito si ripete anche nella capitale lombarda. E allora, secondo l'agenda di oggi, l'arcivescovo di Milano Mario Delpini presiederà le consuete celebrazioni di fine anno con il canto di ringraziamento: alle ore 16 al Pio Albergo Trivulzio e alle ore 18 nella parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele, a due passi da Palazzo Marino. Un po' di storia.
Il «Te Deum», che accomuna i riti romano e ambrosiano, è detto pure «inno ambrosiano» perché, il testo, secondo la tradizione - però considerata da molti non corretta - sarebbe stato intonato, in forma di responsorio, da Sant'Ambrogio e Sant'Agostino, dopo il battesimo di questo. Nella Chiesa cattolica il canto è legato alle celebrazioni di ringraziamento; viene proposto nel corso di alcune solennità, come la sera dell'ultimo dell'anno, appunto - per ringraziare il Signore dell'anno appena trascorso - oppure nella Cappella Sistina, subito dopo l'elezione del nuovo pontefice. «Te Deum»», racconta la storia del repertorio, nei secoli è stato messo in musica da diversi grandi compositori come Paisiello, Palestrina, de Victoria, Cimarosa, Purcell, Domenico Scarlatti; ma anche Händel, Bruckner, Berlioz, Giovan Battista Lulli, Mendelssohn, Mozart, Haydn, Verdi, Galassi, fino ai più moderni Pärt, Dvorak e Reger. Ma non solo.
Anche in questo ambito, non mancano le curiosità: per esempio, il preludio del «Te Deum H. 146» del compositore Charpentier viene ancora utilizzato come sigla di inizio e fine delle trasmissioni in Eurovisione.
Di più, viene inoltre intonato dal coro nel finale del primo atto dell'opera «Tosca» di Giacomo Puccini; veniva eseguito alla fine di ogni concerto del gruppo musicale de I Nomadi, come chiusura della celebre canzone «Io vagabondo».Infine, Menken e Schwartz hanno preso alcuni versi di questo testo sacro per la colonna sonora «Sanctuary!» nel film «Il gobbo di Notre Dame».
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