Tra di loro si chiamavano «amore» e così avevano registrato il contatto l'una dell'altro sul telefonino. Proprio due piccioncini, insomma. Così dolci da riuscire a commettere un omicidio a dir poco crudele. Tentando poi di rifilare agli investigatori della squadra mobile una versione dei fatti raffazzonata e sommaria che in realtà non è mai riuscita a convincere. Sono stati loro, i poliziotti guidati dal dirigente Marco Calì e dal vicequestore aggiunto Domenico Balsamo, a rintracciare ieri mattina in una tenda nei giardinetti a ridosso delle campagne di via Ripamonti, in via Virgilio Ferrari, Andreia Cristiane Nascimento, brasiliana di 49 anni e Giovanni Iuliano, 35enne originario del salernitano, ritenuti responsabili dell'omicidio di Piero Luigi Landriani, l'invalido 69enne ucciso a coltellate il 25 aprile nell'appartamento di via dei Panigarola, al Corvetto che divideva con la donna, sua compagna e badante.
Le indagini della sezione «Omicidi» hanno portato alla luce un delitto pensato e pianificato di cui la donna ha tentato di attribuire la responsabilità a due fantomatici marocchini che la sera dell'omicidio avevano portato, a suo dire, dello stupefacente a Landriani. «Tra loro e Luigi c'era un debito che lui non aveva pagato tempo prima - si era giustificata la donna con gli investigatori -. Si sono chiusi tutti e tre in una stanza, non ho potuto vedere nulla. Quando se ne sono andati lui era morto e a terra c'era il coltello insanguinato».
Chi li conosceva descrive subito la coppia formata dall'anziano e dalla brasiliana (da tutti conosciuta come «Luana») come «borderline», due tipi che già in passato avevano avuto e dato noie nello stabile del Corvetto. Entrambi poi soffrivano di problemi di salute, dipendenze da alcol, da farmaci, da cocaina.
Uscita dalla questura la mattina dopo l'omicidio, la brasiliana contatta subito l'amato Iuliano. E, pur rivelando una certa accortezza nel parlare al telefono si lascia andare a un commento che subito insospettisce la polizia: «Vuol dire che quello che è successo non è successo invano» dice infatti al giovane amante. Poi però il tono tra i due cambia e, con il passare dei giorni, la donna addirittura minaccia l'amante di dire tutto alla polizia, con frasi del tipo «guarda che io vado a Sanremo...Canto come Laura Pausini, come un canarino», oppure «oggi ti fotto, ti fotto la vita, andiamo io e te in questura». Fino a dargli dell'«assassino» accusandolo esplicitamente dell'omicidio in un botta e risposta di offese reciproche: «Non l'ho ammazzato io Luigi, l'hai ammazzato tu gioia, io non ci vado in galera per te, hai fatto tutto tu, ammetti la verità».
Le indagini sgombrano ogni dubbio.
I filmati delle telecamere, i testimoni e le dichiarazioni di persone informate sui fatti, le intercettazioni e le prove raccolte in casa dalla Scientifica - come il sangue ritrovato sui vestiti in lavatrice e sulle scarpe della donna - hanno permesso di accertare che quella sera in casa di Landriani era entrato solo Iuliano. Per ucciderlo a coltellate insieme alla sua amante.
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