Castello di Venere, le antiche leggende di Erice

A Erice sorge il Castello di Venere, luogo in cui leggende, mitologia e architettura si fondono: un posto magico che compenetra il paesaggio

Castello di Venere, le antiche leggende di Erice

A Erice, poco distante da Trapani, su una parte della vetta del monte che dà il nome alla cittadina, sorge il Castello di Venere. Si tratta di una fortificazione decisamente suggestiva, sia per il luogo in cui è stata posta, sia per il misticismo mitologico delle sue leggende. E ovviamente anche per la spettacolare architettura e per l’interessante circondario, che comprende le Torri del Balio e il giardino.

La storia del Castello di Venere

Torre Pepoli

Fin dall’antichità, sorgeva in quest’area un tempio pagano dedicato a Venere Erycina, circondato da fortificazioni, ma che andò in gran parte perduto. Così, a cavallo dei secoli XI e XII d.C., i normanni edificarono l’attuale castello, accanto al quale sorse tra l’altro una cappella dedicata alla Madonna della Neve.

Il castello crebbe a partire dalle rovine del tempio di Venere Erycina, tra cui alcune colonne in granito. Con l’avvento degli aragonesi nella zona, il castello divenne dimora reale, per poi trasformarsi in carcere una volta che i Borbone presero il potere.

L’architettura è abbastanza tipica, con merli ghibellini dalla tipica forma “a coda di rondine” e muri che si adattano al paesaggio, nello specifico alla rupe su cui il complesso sorge. Nel XIX secolo il castello fu restaurato su impulso del mercante Agostino Pepoli che lo arricchì con un giardino all’inglese e un edificio più piccolo, la Torretta Pepoli. Ben prima del restauro però il castello perse il suo ponte levatoio, soppiantato da una gradinata.

Chi è Venere Erycina

Il Castello di Venere

Venere Erycina è uno dei culti della dea romana modellata sul mito della greca Afrodite.

Il nome di Venere Erycina è legata a due diverse vicende mitologiche: la prima è quella di Erice, figlio di Afrodite e Bute, uno degli Argonauti. Erice, o Eryx, fondò un santuario in onore della madre, proprio nella città che porta il nome di lui. Cosa che in effetti accadde più o meno nella realtà, dato che nell’VIII secolo a.C. qui esisteva un tempio dedicato alla dea che presiedeva la fecondità. Ma naturalmente non fu fondato da Eryx, che era solo un personaggio mitologico.

Si dice, secondo la leggenda, che Venere si bagnasse in un pozzo presente nel santuario: la piccola cisterna in questione è attualmente conservata nel Museo Pepoli di Trapani, insieme ad altri reperti dell’antico santuario. Che tra l’altro si ritiene crollato nel giorno della nascita di Gesù Cristo o distrutto dall’imperatore romano Costantino. Quest’ultimo dettaglio è simbolico, e rappresenta il Cristianesimo che soppianta il Paganesimo in quanto unica vera fede possibile.

La seconda vicenda mitologica si trova nell’Eneide: il tempio a Venere viene fondato in quest’epopea da Enea, che sceglie Erice come luogo di sepoltura per l’anziano padre Anchise.

Le altre leggende

Il Castello di Venere

Legate a Erice e al suo castello esistono alcune leggende. Quella forse più nota è quella di Bellina, una storia di metamorfosi. Un ricco e malvagio barone si invaghisce di Bellina, una splendida ragazza del posto, promessa sposa a un soldato che, partendo, le ha dato in pegno un anello. Il barone sottrae l’anello alla giovane e promette di restituirglielo, se lei gli darà un bacio: Bellina non sa che il barone ha compiuto un maleficio e, se gli darà un bacio, sarà legata per sempre a lui. Ma in realtà la ragazza non bacia il barone che, stizzito, getta via l’anello tra i rovi: Bellina corre a cercarli, ma si punge e viene così trasformata in una biscia nera, un animale innocuo ma potente.

Un’altra leggenda, di tipo mitologico, racconta che Erice abbia sfidato Ercole, in visita nella sua città, a una prova di forza: in palio proprio la propria cittadina. A vincere fu Ercole che, con un gesto grazioso e magnanimo, donò il borgo alla popolazione locale.

Infine un’altra leggenda racconta delle lotte tra Cristiani e Islam. Nel XII secolo la città fu chiamata Gebel Hamed: gli occupanti islamici furono assediati, combattuti e vinti dal normanno Ruggero II.

A questi apparì in sogno san Giuliano su un cavallo bianco e con un falcone sulla mano sinistra, per guidarlo nella sua lotta. Per questa ragione il Monte Erice fu chiamato a lungo nel Medioevo Monte San Giuliano.

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