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Fiordo di Furore, un gioiello della Costiera Amalfitana

Lungo la Costiera Amalfitana sorge la cittadina di Furore, con il suo caratteristico fiordo: leggenda vuole che a crearlo sia stato il diavolo in un momento di rabbia

Fiordo di Furore, un gioiello della Costiera Amalfitana

Furore è un luogo meraviglioso con un nome evocativo. Ed è un luogo con un panorama unico in Italia, quello dell'omonimo fiordo di Furore, una scogliera a picco sul mare, i cui due lembi sono collegati da un ponte. Poco al di sotto una minuscola spiaggia piena di fascino, anche se spesso affollata di turisti durante la bella stagione. Perché Furore suscita curiosità prima ed emozioni poi.

Su un muro cittadino appare una scritta fortemente emblematica: “Qui, in questo luogo del mondo che non è di questo mondo, dove ogni sguardo è già emozione e ogni pensiero è già sogno, qui puoi”.

Furore nella realtà

La cittadina di Furore fu abitata già in epoca romana. Qui si stabilirono diversi raggruppamenti sociali, dediti nel tempo alla pastorizia e all’artigianato. Tuttavia, con il passare del tempo, a Furore ci furono alcune tra le prime industrie del meridione, come cartiere che si avvalevano dell’energia dei mulini istallati lungo il fiume Schiato.

Oggi Furore conta poco più di 700 abitanti, è patrimonio dell’umanità per l’Unesco e fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia. È stata scelta inoltre come luogo per il proprio riposo eterno dallo scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo.

La leggenda del Fiordo e del diavolo

Fiordo di Furore

Secondo la leggenda, il diavolo giunse a Furore, dove fu cacciato dagli abitanti del paese. Per fare dispetto a questi ultimi, il demonio decise di lasciare le sue deiezioni all’ingresso della cittadina, ma sbagliò e si accovacciò in un campo di ortiche: a causa del pizzicore, il diavolo fu costretto alla fuga, mentre imprecando rabbioso spinse il suo piede con forza nel terreno. Da quel gesto stizzito si sarebbe originato il fiordo.

C’è però anche chi ritiene che il fiordo sia la ragione per cui questa cittadina si chiama Furore. In questo luogo, specialmente in inverno, ci sono bufere e mareggiate, con il vento che fischia forte nell’apertura del fiordo: il nome Furore quindi potrebbe fare riferimento alla rabbia degli eventi climatici tempestosi che si scatenano talvolta nella zona durante la stagione fredda.

La Costiera Amalfitana

Positano

Prende il nome di Costiera Amalfitana un gruppo di comuni in provincia di Salerno ricadenti sulla costa. Qui la zona conobbe nel tempo una grande crescita dei commerci, grazie alla presenza della Repubblica Marinara di Amalfi, ma ogni cittadina sviluppò anche una propria economia e con essa storia e tradizioni differenti.

I comuni della Costiera Amalfitana sono oggi - oltre a Furore - Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti e Vietri sul Mare. In questi luoghi, in particolare a Positano, soggiornò lo scrittore John Steinbeck. Negli anni ’50 del Novecento, l’autore fu infatti corrispondente per Le Figaro e scrisse numerose cronache di viaggio, utilizzando queste parole per descrivere la zona: “È un posto da sogno che non vi sembra vero finché non ci siete ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l’avete lasciato”.

Queste parole Steinbeck le dedicò a nello specifico Positano, ma involontariamente lo scrittore è al centro di una curiosa casualità proprio sulla Costiera Amalfitana.

Steinbeck è infatti celebre per numerosi romanzi, tra cui “The Grapes of Wrath”, il cui titolo italiano suona appunto come una di queste cittadine, anche se non si riferisce affatto a essa: “Furore”. Steinbeck scrisse questo libro negli anni ’30 e, forse, questa traduzione italiana non è che un bizzarro presagio di quella Costiera che gli sarebbe rimasta nel cuore.

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