La Baia dei Turchi non è semplicemente una spiaggia ma un luogo in cui si è fatta la storia.
All’alba del 28 luglio 1480 la flotta turca di Gedik Ahmet Pascià si ritrovò di fronte alla costa idruntina: inizia così il cosiddetto sacco di Otranto, sui libri di storia un evento spartiacque tra il Medioevo e l’età Moderna. Mentre di lì a poco Cristoforo Colombo avrebbe “buscato el levante por el ponente”, sbarcando sulle coste di un nuovo continente, pochi anni prima gli Ottomani giunsero alla Baia dei Turchi, un luogo che oggi rappresenta per molti una cala sabbiosa suggestiva e libera, meno impervia e impraticabile di altre in zona ma che è un tempo è stata teatro di uno sbarco cruciale.
Che cos’è la Baia dei Turchi e dove si trova
La Baia dei Turchi, come suggerisce l’evocativo nome, è appunto la zona di approdo degli Ottomani in quell’estate del 1480. Oggi la località è tra i Luoghi del Cuore del Fondo Ambiente Italiano e fa parte dell’oasi protetta dei laghi Alimini.
L’accesso alla spiaggia sabbiosa della Baia dei Turchi - caratterizzata da un mare celeste e cristallino, delle insenature che proiettano ombra naturale fin dal primo pomeriggio - avviene attraversando un percorso naturale che passa nel mezzo di una pineta. A un certo punto si incontra uno stretto sentiero in cui si è circondati da pareti di terreno invase dalla vegetazione. Dappertutto è macchia mediterranea: tra gli scogli, nel tragitto, su tutta la costa.
La Baia dei Turchi è una delle prime cale che si incontrano immediatamente dopo i laghi Alimini. Se la zona è punteggiata da vari lidi a pagamento, questa è invece una località completamente libera, dove persone di tutte le età si incontrano per rilassarsi e dedicarsi ad attività “da spiaggia”: prendere il sole, fare il bagno, dedicarsi a sport acquatici e molto altro, secondo le proprie preferenze.
Baia dei Turchi: i Martiri tra storia e leggenda
La storia, com’è noto, inizia appunto alla fine del luglio 1480, con lo sbarco di 16mila soldati Ottomani alla Baia dei Turchi, poco distante dalle porte di Otranto, dal suo maestoso castello. I turchi, che erano guerrieri terribili e temibili, penetrarono facilmente a Otranto, che all’epoca era un borgo di pescatori e religiosi - nota e importante era l’attività di divulgazione culturale condotta all’interno del monastero di Casole, con la trascrizione dei manoscritti.
Tuttavia la cittadina solcata dal fiume Idro riuscì a resistere fino all’11 agosto: tre giorni dopo ci sarebbe stato il massacro degli 813 Martiri canonizzati da Papa Francesco, che secondo quanto tramandato dalla Chiesa Cattolica, si sarebbero opposti alla conversione forzata all’Islam. Venendo trucidati sul colle della Minerva.
Una parte di questo racconto è chiaramente storia, come per esempio il massacro dell’arcivescovo Stefano Pendinelli e il vilipendio del suo cadavere, mentre il resto potrebbe essere agiografia o leggenda: il numero dei martiri e il fatto che siano stati uccisi su un colle - che è un tema molto ricorrente nell’ebraismo e nel cristianesimo.
Un dettaglio è certamente agiografia: Antonio Pezzulla detto il Primaldo fu infatti, stando alla narrazione, decapitato per primo dai turchi. Il suo corpo rimase però in piedi, stabile come una colonna, finché l’ultimo dei suoi “fratelli” cadde per mano turca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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