La sera del 16 gennaio Novoli, località in provincia di Lecce, diventa "città di fuoco" in onore di sant’Antonio Abate. Il celebre eremita egiziano, patrono della città, è infatti salutato da una grande festa con un falò che arde per tre giorni e tre notti. Con un contorno di musica folk soprattutto locale, bancarelle e altre attrazioni. Anche se la ragione per cui in tanti accorrono a Novoli in questo giorno è proprio il falò, chiamato “fòcara”.
La Focara di Novoli
La tradizione del culto di sant’Antonio Abate a Novoli è molto antica. Nel Salento si userebbe l’espressione “de manu a Pappagola”, ovvero da tempo immemore: fu letteralmente, e fuor di metafora, il vescovo Luigi Pappacoda nel 1664 a istituire la protezione del santo sulla città.
Le testimonianze della prima focara si attestano però al 1905, anche perché è probabile che prima fosse difficile raccontare l’evento: le foto erano rare e, come molte tradizioni popolari, è possibile che anche questa venisse tramandata per via orale. Tra i documenti comunali ce n’è però uno datato 1868, che parla della formazione del comitato festa patronale.
L’organizzazione per la focara, con la raccolta delle fascine, inizia i primi giorni di dicembre, e coinvolge almeno un centinaio di persone forti e in grado di restare su una scala molto alta per intere giornate. Ma la costruzione vera e propria parte il giorno dopo l’Epifania. Attraverso una complessa architettura vengono accatastate almeno 90.000 fascine di tralci di vite, per ottenere una maestosa pira che conserva un passaggio alla sua base, una “galleria”. Attraverso essa, la mattina del 16 gennaio passa la processione con la statua di sant’Antonio Abate e in cima viene issata una bandiera con la sua effigie, che sarà bruciata nel falò. Anticamente veniva issato anche un ramo d’arancio con i frutti, che proveniva dal giardino di un sacerdote.
Sant’Antonio e il fuoco
Nella tradizione cattolica, il fuoco è un elemento purificatore: non a caso veniva usato dall’Inquisizione per l’eliminazione dell’eresia e della stregoneria. Ma cosa c’entra sant’Antonio Abate, vissuto in Egitto tra il 251 e il 356, con il fuoco?
Le ragioni sono due, una storica e una leggendaria. Quella storica è legata ai poteri taumaturgici dell’eremita, che guariva le persone dal “fuoco di sant’Antonio”, che oggi conosciamo con il nome di herpes zoster. Quest’opera fu proseguita dai suoi successori, che si occuparono di azioni di carità, in particolare nelle cure ospedaliere degli ammalati.
La ragione leggendaria è suggestiva e richiama miti precristiani, come quello di Prometeo, e letterari, da Orfeo a Enea. Sostanzialmente, si ritiene che sant’Antonio sia disceso negli Inferi per prendere il fuoco e donarlo agli uomini. Secondo la leggenda, l’eremita aveva adottato un maialino cui era molto affezionato e che lo seguiva in ogni dove. Antonio discese tra i diavoli per prendere il fuoco e il maialino lo seguì: i diavoli sbarrarono la porta degli Inferi al santo, ma il maialino sgusciò dentro combinando pasticci e non lasciandosi prendere dai demoni. Che alla fine implorarono sant’Antonio Abate di riprenderselo in cambio del dono del fuoco.
L’episodio di Antonio e il maialino è richiamato da una tradizione novolese in disuso: negli anni ’40, un porcellino era lasciato libero di sgambettare per le strade della festa, per poi essere estratto a sorte e vinto da una famiglia fortunata.
Le tradizioni antoniane
In Italia, sant’Antonio Abate è patrono di ben 112 tra comuni e località - tra cui appunto Novoli - per non parlare delle tante che lo hanno come protettore “minore” o compatrono. In queste città o frazioni, ma anche in altre nel Belpaese, il 17 gennaio - giorno in cui in effetti si festeggia il santo nel giorno della sua morte - si tiene la benedizione degli animali. Su sagrati, spiazzi di fronte alle chiese, cortili e altre pertinenze di edifici religiosi cattolici, le persone che hanno animali in casa li accompagnano per la benedizione che viene somministrata da un sacerdote.
La foto delle fascine sistemate sulla focara è di Dbuccarella via Wikipedia
La foto della focara accesa è di Paride81 via Wikipedia
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