Viterbo, dai cunicoli degli etruschi alla segregazione del conclave

Viterbo è una città affascinante, con radici storiche medievali ancora presenti: qui, al di sopra dei cunicoli etruschi, furono sequestrati i cardinali

Viterbo, dai cunicoli degli etruschi alla segregazione del conclave

Viterbo è una città ricca di Storia e di storie. Ed è anche un centro in cui gustare cacciagione e vini locali, che costituiscono un connubio enogastronomico irrinunciabile quando si visita il territorio. Dotata di un centro storico medievale, in cui la conservazione dei luoghi è ragguardevole, la bellezza di Viterbo risiede nel fascino di queste storie, nel profumo della cucina in queste strade, nel calore della gente di una provincia di confine, ancora nel Lazio ma protesa verso la Toscana.

Viterbo sotterranea

Viterbo sotterranea

Come illustra Tesori di Etruria, Viterbo sotterranea è costituita da un fitto reticolo di cunicoli, cui si accede da piazza della Morte e che si estende per tutto il centro storico e anche oltre. Questo sotterraneo ebbe, in epoche differenti, funzioni diverse.

Pare infatti che gli Etruschi furono i primi a servirsene, iniziando gli scavi al fine di trovare l’acqua e trasportarla da un punto all’altro della città. Ma in epoca medievale i perimetri dei cunicoli furono ampliati, diventando al tempo stesso un modo per raggiungere molto in fretta altri luoghi oppure come via di fuga in caso di assedio. Successivamente rappresentarono un nascondiglio sicuro per ladri e criminali.

Il conclave infinito

Il palazzo dei Papi

Una delle pagine di Storia che vedono protagonista la popolazione viterbese è l’elezione papale del 1268-1271. Alla morte di Clemente IV, i cardinali iniziarono infatti a riunirsi in conclave all’interno del Palazzo dei Papi, facendo rientro ogni sera alle loro sedi. Il conclave si rivelò tuttavia piuttosto lungo, anche a causa del “gran rifiuto”, per utilizzare un termine contenuto nella Divina Commedia riferito a un altro Papa, di alcuni religiosi, come il priore Filippo Benizi e il generale francescano Bonaventura da Bagnoregio, autore di significativi saggi teologici tra cui l’“Itinerarium Mentis in Deum”.

Il 1 giugno 1270, i viterbesi, esausti della situazione iniziata due anni prima, presero così la drastica decisione di rinchiudere i cardinali nel Palazzo dei Papi, dapprima in una stanza poi nel resto dell’edificio, riducendo loro la fornitura di cibo e bevande. Ma il conclave continuò, almeno fino a quando, l’11 marzo 1271 Enrico di Cornovaglia fu ucciso dal cugino Guido di Montfort mentre partecipava alla messa nella chiesa di San Silvestro a Viterbo. Questo spinse i cardinali a un’effettiva accelerata, che culminò il 1 settembre 1271 con l’elezione del nuovo papa Tedaldo Visconti, cioè Gregorio X.

Piazza della Morte

Piazza della Morte

Parce sepulto” scrive Virgilio nell’Eneide, raccontando di Polidoro, ucciso a tradimento e lasciato non completamente sepolto con le frecce ancora conficcate nel corpo. Significa: "Risparmia chi è morto". Quest’espressione è diventata emblematica della pietas dell’eroe Enea, pietas che a sua volta è diventata in Italia un valore nazionale. Il seppellimento dei morti rappresenta infatti un punto importante della civiltà italiana e un esempio di pietas in tal senso si trova proprio nella storia della città di Viterbo.

In questa città si trova infatti piazza della Morte, dove ha sede la chiesa di San Tommaso e una suggestiva fontana, tra le tante di Viterbo. Il nome definitivo della piazza fu attribuito nel XVI secolo, in onore di una confraternita che operava proprio nell’attigua chiesa.

Si tratta della Confraternita dell’Orazione e della Morte, che si occupava di seppellire gli insepolti, ossia persone che all’epoca erano classificate come “indesiderabili” all’interno della società, come eretici e prostitute. Esiste una vulgata secondo cui qui operava il boia per le esecuzioni capitali, ma in realtà si tratta di una fake news molto, molto antica.

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