Lite in casa Pdl su chi deve andare in tv

Conta più una Direzione di partito o un talk show in tv? Gaetano Quagliariello non ha alcun dubbio: «È ovvio che conta molto di più il messaggio che arriva dal piccolo schermo, per i cittadini». Per questo, spiega, «non è possibile che nelle trasmissioni che si occupano di politica sia diventata la regola invitare due rappresentanti del Pdl», quasi come se «ormai ci fossero due partiti». Basta con la doppia poltrona a destra, nei salotti tv, una per il berlusconiano e una per il finiano, col risultato «che i due del Pdl litigano e il leghista fa la figura del gentleman e raccoglie i frutti». Per Quagliariello «devono essere editori e conduttori tv a tornare a rispettare le regole della comunicazione politica: un esponente per un partito».
La provocazione del vicepresidente dei senatori Pdl, lanciata attraverso le colonne del Tempo, fa subito arrabbiare i principali destinatari, quegli esponenti della corrente finiana colpiti nelle ultime settimane da inaspettata visibilità catodica.
Insorge Carmelo Briguglio, che sente odore di Minculpop: «L’amico Quagliarello vorrebbe imporre che nei talk-show il Pdl sia rappresentato da un solo esponente. Che vogliamo fare? Mandare un documento del partito alle redazioni perché si uniformino?». Si indigna Fabio Granata, gettonatissimo ospite di Annozero e Ballarò: «Come si fa a teorizzare un partito moderno sulla base del pensiero unico? Il Pdl ha storie e culture diverse. Si deve perciò lavorare sul dibattito e sull’arricchimento reciproco». Ma così fa arrabbiare il filo-berlusconiano Paolo Amato, che non ha alcun desiderio di farsi arricchire dal dibattito con Granata: «Dici cose sconclusionate. Se su un argomento ci fossero 15 posizioni, nel Pdl, che facciamo? Mandiamo 15 esponenti diversi?». Scenario raccapricciante, il ragionamento non fa una piega. Italo Bocchino però prova a porre un problema: «In linea di principio Quagliariello ha anche ragione, ma chi decide chi va poi in tv? Mancano le regole per stabilirlo». La soluzione la offre Maurizio Gasparri, che va per le spicce: «I famosi 75 parlamentari che hanno firmato il nostro documento sono già diventati più di 80. I numeri sono perciò molto chiari». Chi ha la maggioranza vince un posto in tv.
Quagliariello comunque non demorde: «È inutile votare documenti in Direzione contro le correnti, o dire come fa Fini che non c’è alcuna corrente, se poi la rappresentazione plastica che si dà in tv è quella di un partito a due voci». Non teme di venire accusato di aver emesso un nuovo editto semi-bulgaro? «Figurarsi se non verrà interpretato così! Ma è inutile essere ipocriti.

Faccio un esempio semplice: oggi Franceschini ha svolto una relazione di minoranza nella riunione della sua corrente. Questo vuol dire che da domani verranno invitati a ogni talk show due rappresentanti del Pd? Perché per il Pdl sì?».
LCes

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